Malato e invalido al cento per cento, finisce in carcere a 81 anni. Appello a Mattarella: «Liberatelo»

Malato e invalido al cento per cento, finisce in carcere a 81 anni. Appello a Mattarella: «Liberatelo»
L'ex amministratore comunale di Teramo, Quintino Stanchieri, arrestato per una condanna definitiva per bancarotta, deve scontare una condanna complessiva a 4 anni e 7 mesi...

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L'ex amministratore comunale di Teramo, Quintino Stanchieri, arrestato per una condanna definitiva per bancarotta, deve scontare una condanna complessiva a 4 anni e 7 mesi dopo il pronunciamento della Cassazione. Ma è malato e invalido al 100 per cento. Interessato il Presidente della Repubblica.

 
Stancheri, 81enne, seriamente malato con una invalidità al cento per cento, è assistito quotidianamente da una badante. Nonostante tutto questo, è stato portato in una cella del carcere di Castrogno da una settimana. Più volte assessore e vice sindaco nelle amministrazioni comunali a Teramo negli anni '80 e '90, il suo sta diventando un caso nazionale, di cui è stata interessata la Presidenza della Repubblica, oltre alla procura generale presso la corte d'appello dell'Aquila e il giudice di sorveglianza di Pescara. È vero che sul suo trasferimento in carcere, a seguito di un ordine di carcerazione per una sentenza passata in giudicato, insiste la valutazione dei magistrati, ma la decisione se applicare la detenzione o regimi alternativi a un condannato di questa età e in questo stato di salute, appartiene sicuramente al senso di umanità, ben oltre le norme del codice di procedura penale.

Quintino Stanchieri fa i conti con la giustizia per una vicenda legata a un'accusa di bancarotta preferenziale per il fallimento della Ics, la sua impresa edile. Imprenditore edile di successo negli anni d'oro del boom economico della città, specializzato in opere stradali e asfalti, fece di questa ditta un riferimento occupazionale di successo e fu protagonista, anche in politica, con incarichi di rilievo soprattutto nelle giunte democristiane, guidate da Pietro D'Ignazio e Antonio Gatti.
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Il Messaggero