Drinking game, alcol o punizioni hard: a giudizio barista-ex allenatore

«Era un gioco goliardico tra amici che facevamo il sabato quando il bar era chiuso». Tra i partecipanti anche ragazzi minorenni

Drinking game con punizioni hard: a giudizio barista-ex allenatore (nella foto il Tribunale di Teramo)
«Era un gioco goliardico tra amici che facevamo il sabato quando il bar era chiuso». Una specie di gioco dell'oca rivisitato, sia con il tabellone e i dadi, sia...

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«Era un gioco goliardico tra amici che facevamo il sabato quando il bar era chiuso». Una specie di gioco dell'oca rivisitato, sia con il tabellone e i dadi, sia con un'app scaricata sul cellulare che a turno girava tra i partecipanti anche minorenni. A raccontare, ieri, in aula come sarebbero andate le cose è stato l'imputato, difeso dall'avvocato Fabio Meco. Si tratta di un barista  di Teramo 35enne, ex allenatore di calcio, finito a processo per presunta pornografia minorile e violenza sessuale avvenute tra il 2016 e il 2018. Un'inchiesta della distrettuale dell'Aquila nata dopo l'archiviazione di una precedente indagine dalla quale sarebbero emersi i video e le immagini finiti adesso nel fascicolo del dibattimento in corso. Nello specifico si tratta di riprese fatte con i telefonini in cui si vedono gli amici dell'imputato, tra i quali anche 5 ragazzi all'epoca minorenni, che praticano autoerotismo per "pagare penitenza" durante quelle serate che, secondo la ricostruzione dell'accusa, sarebbero state organizzate dall'imputato nel suo bar.

«Nessuno era obbligato a farlo ha spiegato il 35enne - La penalità, quando si finiva sulla casella sbagliata, era bere o toccarsi nelle parti intime e l'alcool era gratis». Quando non si giocava con il tabellone e i dadi, dove la penitenza dell'autoerotismo non era scritta, ma era stata inserita dai partecipanti, si usava l'applicazione che era, invece, scaricata sul cellulare del barista. In quel caso il telefonino passava di mano in mano, si cliccava il bottone virtuale e si scopriva la penitenza da pagare. Nei video si vedono anche i ragazzi mentre fanno pipì nei secchi. «La facevano lì perché il bagno era stato pulito», ha spiegato. Quando loro s'incontravano nel bar, infatti, il locale era chiuso. Le luci spente. «E tutti ha detto sapevano che giravamo i video, perché poi li postavamo anche su un nostro gruppo whatsapp dove poi li commentavamo».

Anche altri due testimoni della difesa, ieri, hanno confermato che durante quelle serate si poteva rinunciare a praticare l'autoerotismo o a bere la birra. «Se qualcuno si rifiutava di bere, c'era più alcool per noi», ha detto un 27enne. Ad ispirarli, insomma, era stato quel gioco scaricato da Internet, un cosiddetto drinking game, dove non servono le carte, ma solo un telefono e almeno due giocatori pronti a sfide alcoliche, ma anche Drago, ossia il gioco dell'oca alcolico. Tutto rivisitato in modalità hard, che però è costata un'imputazione al barista che adesso è finito a processo. Tra le contestazioni c'è anche un episodio che riguarda la masturbazione avvenuta in un parcheggio pubblico a Teramo in pieno pomeriggio di un ragazzo che quel giorno aveva bevuto e non si sentiva bene. «Era venuto a casa mia a giocare alla play station ha raccontato l'imputato - Dopodiché, mentre lo stavo riaccompagnando a casa, ci stiamo fermati. L'ho invitato più volte a mettersi le dita in gola». E per farlo riprendere del tutto l'ha poi invitato anche a fare altro. Tutto ripreso col telefonino.

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Il Messaggero