Pescara, valzer di parroci: l'amatissimo don Max lascia Fontanelle

Pescara, valzer di parroci: l'amatissimo don Max lascia Fontanelle
Entra nel vivo l’avvicendamento dei parroci nell’arcidiocesi di Pescara-Penne. Dopo l’ingresso di don Luigi Marrone a Bisenti, di don Domenico di Pietropaolo a...

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Entra nel vivo l’avvicendamento dei parroci nell’arcidiocesi di Pescara-Penne. Dopo l’ingresso di don Luigi Marrone a Bisenti, di don Domenico di Pietropaolo a Villa Raspa di Spoltore, di don Tonino Di Tommaso come nuovo rettore del santuario della Divina Misericordia nella chiesa del Sacratissimo Cuore di Gesù, di don Marco Spadaccini, questa mattina, a Villa San Giovanni, la settimana che segue sarà ricca di celebrazioni per il possesso canonico delle parrocchie.


Martedì 27 settembre raggiungerà Spoltore monsignor Gino Cilli. Dopo undici anni di lavoro nella formazione dei futuri sacerdoti, don Gino abbraccerà la comunità di San Panfilo, nella celebrazione delle 18.30. Giovedì 29 settembre, invece, sarà la volta di Fontanelle. La parrocchia di San Pietro accoglierà come nuovo parroco, nella celebrazione delle 20.30, don Michele Mosca, dopo aver salutato con difficoltà don Massimiliano De Luca che entrerà come parroco agli Angeli Custodi di Pescara domenica prossima, 2 ottobre, alle ore 9, in occasione della festa patronale della comunità.

È lo stesso don Max ad attenuare i toni di polemica sull’avvicendamento spiegandone il senso e il valore: «Lo spostamento – afferma con decisione don Massimiliano - è sempre un momento positivo nel cammino di una comunità parrocchiale e nella vita di un parroco. Accettare un trasferimento è accogliere l’invito ad un cambiamento che sempre arricchisce perché chiede responsabilità al sacerdote e ai fedeli insieme alla necessità di superare quelle umane difficoltà legate alle novità che ogni avvicendamento porta con sé».


Don Massimiliano e Fontanelle sono stati, senza dubbio un binomio inscindibile, ed è comprensibile la difficoltà di uno spostamento sia per il parroco che per la comunità che con lo stesso ha percorso un cammino. «Non è facile partire e lasciar andare – spiega lo stesso don Max - soprattutto quando si è cercato di creare legami umani. Posso dire che a Fontanelle mi sono fatto portavoce del territorio, che ho vissuto pienamente il quartiere nella conoscenza delle persone, delle risorse, delle difficoltà, che con la gente ho lottato soprattutto nell’integrazione tra la Fontanelle del ‘500 e la Fontanelle “nuova”, ma ho anche insegnato ai miei parrocchiani a combattere le ingiustizie e sono certo che ora sono pronti ad affrontare ogni difficoltà da soli e con il nuovo parroco».
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Il Messaggero