Dispersi Velino, rischio valanghe in quota: ricerche stoppate

L’AQUILA - Dopo 22 giorni di ricerche pressoché continuative, anche i soccorritori si sono dovuti arrendere: il maltempo di questi giorni, con il forte vento Buran,...

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L’AQUILA - Dopo 22 giorni di ricerche pressoché continuative, anche i soccorritori si sono dovuti arrendere: il maltempo di questi giorni, con il forte vento Buran, ha accumulato uno spesso strato di neve sulle creste e sulle pareti di Valle Majelama e della sella del Bicchero, dove si cercano, al momento senza esiti, i quattro escursionisti di Avezzano dispersi dal 24 gennaio: Valeria Mella e il fidanzato Gianmarco Degni, 26 anni, Gian Mauro Frabotta, 31 anni,  e Tonino Durante, 60. 

Questa mattina, alla prima finestra di bel tempo, si è riusciti a fare una ricognizione aerea, da un elicottero, dell'area delle ricerche, nonostante il forte vento che ha reso l'operazione molto complicata (il mezzo non è riuscito ad atterrare). 

METEOMONT

Si è visto nitidamente, ed è stato confermato anche dai tecnici Meteomont, che il rischio valanghe è molto elevato. Nelle prossime ore verrà emesso un bollettino che lo sancirà anche ufficialmente.

Per questo è stato deciso che per tutta la giornata di domani le ricerche saranno stoppate; il prossimo appuntamento è per dopodomani al campo base di Forme per effettuare una nuova verifica, anche se le speranze che la situazione possa mutare sono poche.

Appena le condizioni climatiche miglioreranno e l’ambiente delle ricerche sarà reso sicuro, si tornerà ad utilizzare il georadar, messo gratuitamente a disposizione della Protezione Civile da un’azienda di Milano.

NEVE VENTATA

Anche se è tornato il sole dopo giorni di maltempo, le temperature notturne sono infatti molto basse e il vento sempre fortissimo. Il rischio, ora, è la cosiddetta neve ventata, quella che, appunto, viene trasportata dalle folate e non aderisce perfettamente allo strato sottostante. Questo costituisce un rischio enorme per gli operatori che dovessero salire in quota.

La decisione di stoppare le ricerche non è stata affatto semplice, ma doverosa per tutelare la sicurezza delle persone.

Anche all'inizio delle ricerche si è proceduto con il rischio di nuove valanghe tanto che è stato necessario utilizzare delle cariche esplosive per far cadere la neve in alcuni punti più sensibili.

L'ulteriore stop, che i soccorritori hanno vissuto ovviamente con grande scoramento, allunga ulteriormente i tempi e, ovviamente, aumenta l’angoscia e il dolore di familiari e amici.

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Il Messaggero