Corruzione per avere informazioni top-secret, quattro arresti all'Aquila

Corruzione per avere informazioni top-secret, quattro arresti all'Aquila
Quattro persone sono state arrestate, tre in carcere e una ai domiciliari, sulla base di un'ordinanza emessa dal Gip del...

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Quattro persone sono state arrestate, tre in carcere e una ai domiciliari, sulla base di un'ordinanza emessa

dal Gip del Tribunale dell' Aquila su richiesta della Procura dell' Aquila, per i reati di corruzione e accesso abusivo ai sistemi informatici. Sono stati gli uomini del Nucleo Speciale Polizia Valutaria della Guardia di Finanza, ad eseguire l'ordinanza e contestualmente, è stato eseguito un decreto di sequestro preventivo
di denaro e beni per circa 18 mila euro, corrispondente al prezzo e profitto della corruzione.

Tali misure si inseriscono nel più ampio contesto investigativo che ha già portato all'esecuzione, nel mese di dicembre scorso, di dodici misure cautelari emesse dal Gip presso il Tribunale di Roma, per le stesse ipotesi di reato, con oltre 70 indagati e il coinvolgimento, a livello nazionale, di 20 società e di più dipendenti pubblici infedeli appartenenti a differenti amministrazioni dello Stato.

L'ulteriore ordinanza cautelare del Tribunale di L' Aquila ha confermato l'esistenza di un sistema illecito messo in atto da tre persone, titolari per lo più di agenzie di informazioni e di recupero crediti, che si sono avvalsi della sistematica collaborazione di un pubblico ufficiale di Pescara che ha eseguito plurimi accessi abusivi alle banche dati protette da misure di sicurezza, fornendo, a richiesta, dati di vario genere (generalità
complete, codici fiscali, informazioni anagrafiche, dati fiscali e patrimoniali), dietro l'erogazione di un compenso, pari mediamente a 5 euro per «visura».

Per effettuare le comunicazioni illecite dei dati, il pubblico ufficiale faceva uso di un telefono intestato ad uno straniero, mentre i pagamenti illeciti avvenivano in denaro contante (ricevuto a mezzo raccomandata), con ricariche su carte poste-pay riconducibile ad altra persona, ovvero con vaglia intestato ad uno stretto familiare. Le indagini sono state effettuate a Milano, Pescara e Forlì con il supporto dei competenti Reparti del Corpo.
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Il Messaggero