Coronavirus, positivo al tampone: «Ma nessuno mi ha avvertito»

Coronavirus, positivo al tampone: «Ma nessuno mi ha avvertito»
«Per avere conferma della mia positività sono stato io a dovermi informare. Avendo lievi sintomi, per prudenza e senso civico, mi ero già posto autonomamente...

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«Per avere conferma della mia positività sono stato io a dovermi informare. Avendo lievi sintomi, per prudenza e senso civico, mi ero già posto autonomamente in isolamento e non ho avuto contatti con l'esterno. Nessuno mi ha contattato per tracciare i miei contatti, nessun tipo di sorveglianza sanitaria e la mia positività non è stata neppure segnalata sull'App Immuni, che potrebbe essere utile in circostanze come la mia. Sono stato


completamente abbandonato al mio destino. È tutto vergognoso».


Racconta così la sua disavventura con il Covid-19 un 28enne di Pescara, attualmente in isolamento domiciliare. «Tutto è iniziato quando ho avuto un forte mal di testa unito ad astenia, cui è seguita, nelle ore successive, alterazione del gusto e dell'olfatto - racconta il giovane - A quel punto ho contattato il mio medico di base, che ha fatto richiesta per il tampone. Poi è stato fissato l'appuntamento, diversi giorni dopo. L'esecuzione del test è avvenuta dopo alcune ore di coda, sotto la pioggia e al freddo, nonostante la spossatezza».


«Ho atteso il risultato e, dopo diversi giorni, non ricevendo notizie, sono stato io ad informarmi. Mi aspettavo - prosegue - che mi venissero chieste informazioni relative ai contatti avuti nei giorni precedenti e invece nulla. Per fortuna negli ultimi giorni, oltre al rispetto delle misure di prevenzione, a partire dall'uso costante della mascherina, ho limitato al minimo i contatti e mi sono preoccupato autonomamente di contattare le
poche persone che avevo visto». «La mia positività non è stata neppure caricata sull'App Immuni, che avevo scaricato da tempo e che avrebbe potuto essere uno strumento utile, soprattutto se il tracciamento dei contatti
è saltato per mancanza di personale - dice ancora - Ora sono a casa, nell'ambito del protocollo cosiddetto di "sorveglianza attiva", ma nessuno mi ha mai contattato».

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Il Messaggero