Coronavirus, muore Mimmo Grosso: la marineria perde l'uomo di mille battaglie

Coronavirus, addio a Mimmo Grosso: la marineria piange l'uomo delle mille battaglie
 La notizia, terribile, è arrivata alla famiglia ieri sera dopo la cena. «Mimmo non c’è più». Così la Asl ha annunciato la...

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 La notizia, terribile, è arrivata alla famiglia ieri sera dopo la cena. «Mimmo non c’è più». Così la Asl ha annunciato la scomparsa di Mimmo Grosso, 58 anni, leader della marineria pescarese, artefice di mille battaglie per difendere - anche ricorrendo alle maniere forti - una categoria sempre costretta, negli anni, a combattere contro le mille difficoltà di un settore in crisi.

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Ma Grosso sapeva anche dialogare e farsi propositivo, sapeva parlare ai tavoli con politici e comandanti, al ministero se ce n’era bisogno, per trovare una soluzione condivisa per il bene della portualità e della marineria. A complicare le cose ci si era messa la paralisi del porto, alle prese con l’insabbiamento che costringe le barche a uscite difficoltose. Il 23 marzo su facebook ha postato le immagini della barca in rientro al porto, «Ora di tornare a casa» scriveva Mimmo Grosso.
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Poi il Coronavirus aveva lasciato tutti a terra e anche in questa occasione la voce di Mimmo Grosso è risuonata con forza per tutelare la marineria. Le richieste di anticipazione del fermo biologico unite alla richiesta di aiuti economici erano state raccolte dal senatore Luciano D’Alfonso che proprio due giorni fa aveva aggiornato sulla situazione Francesco Scordella, il presidente dell’Associazione Armatori.

A fine mese il contagio che lo ha costretto al ricovero, lui posta la foto dal letto d’ospedale, pubblica la foto del dottor Giustino Parruti, un atto di fede per la persona alla quale si era affidato. All’improvviso l’aggravamento, ineludibile e rapido. Ieri sera la triste notizia.
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Una tragedia che riporta alla mente quando all’ultima festa di Sant’Andrea il maltempo ha impedito l’uscita della statua del santo in processione e sul peschereccio. Lui, Grosso, l’aveva preso come un segnale nefasto, un brutto presagio che oggi si è rivelato per lui drammaticamente vero. Così lo ricorda il senatore D’Alfonso: «Tre passioni lo hanno sempre avvolto è coinvolto : il lavoro di qualità, la rappresentanza delle ragioni della sua gente di mare e la certezza della sua famiglia. I mari e le terre d’Abruzzo perdono un gigante della rappresentanza sociale».
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Il Messaggero