Studente un po’ scavezzacollo ma bravissimo all’Istituto alberghiero di Giulianova. Da buon cinese amava e ama il sushi e, appena diplomato, ha cominciato a lavorare...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Coronavirus, negativi gli accertamenti su sei persone in Abruzzo
Coronavirus, tifoso al Pescara sconfitta: «Vai in ritiro a Wuhan»
«Mi chiamo JiaCun Wu sono nato in Italia, da ormai più di 10 anni vivo a Giulianova. Stamattina ho avuto la prova che il razzismo esiste ancora. Verso le 11 stavo andando presso il mio ristorante, situato sul lungomare di Giulianova, passando per la strada della pasticceria sprint e hotel cristallo. Davanti a me c’era un Suv con dentro mamma e figlia di 15 anni, parcheggiata sul bordo della strada, mentre la figlia risaliva in macchina: Mamma c’è un cinese! La mamma: chiudi la porta che questo porta il virus. Ma io dico no? Ma questa è l’educazione che date ai vostri figli?», è il suo post pubblico su Facebook.
Coronavirus, molti abruzzesi di rientro dal Nord: sindaci in allarme
Coronavirus, la paura spopola piazza Dante: completamente deserta
Una valanga di messaggi di solidarietà, compresi quelli di alcuni ristoratori italiani. Un’altra volta, sempre amareggiato, dice: «Abbiamo imparato a volare come gli uccelli, a nuotare come i pesci, ma non abbiamo ancora imparato la semplice arte di vivere insieme come fratelli. Sono italo cinese, non trattarmi come un virus, il pregiudizio e la diffidenza ci faranno diventare di nuovo estranei, ma non lo siamo, perché siamo umani, uguali che ogni giorno lottano per ottenere una serena vita e sprazzi di felicità». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero