Coronavirus, il reumatologo: «Quel farmaco evita le complicanze»

Il dottor Mauro Ranieri Coronavirus, il reumatologo: «Quel farmaco evita le complicanze»
Il nome è assolutamente incomprensibile se non si è addetti ai lavori eppure rimbalza su tutte le cronache in questi giorni di ansia e di paura. E’ quello di...

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Il nome è assolutamente incomprensibile se non si è addetti ai lavori eppure rimbalza su tutte le cronache in questi giorni di ansia e di paura. E’ quello di un farmaco che potrebbe bloccare il virus. Ne parla il dottor Mauro Ranieri, 70 anni, ex responsabile di reumatologia dell’ospedale di Tagliacozzo. Il Tocilizumab o anche conosciuto come roactemra bloccherebbe a quanto pare alcune complicanze del Coronavirus. E dagli ultimi esperimenti messi in campo principalmente a Napoli i malati guarirebbero addirittura in 24 ore.


«Sì, è vero, ma ritengo anche che sia una cosa normale - sostiene al telefono Ranieri - conosco bene questo farmaco. Lo abbiamo usato a Tagliacozzo molto spesso». E si vede che lui, sebbene in pensione, sia rimasto legatissimo a questo tipo di ricerca volto a bloccare l’arterite reumatoide: «Non solo a Napoli ma anche a Salerno e, per restare vicino a noi, ho notizie che lo stiano usando anche a Pescara». Ma di cosa si tratta esattamente? «Il procedimento è difficile, e anche incomprensibile ove si dovesse spiegare a uno che non conosce queste specialità. Ma certamente non blocca il Coronaviris ma ne attenua e di molto le complicanze. Io - continua - a Tagliacozzo l’ho usato spessissimo».


La storia di Reumatologia di Tagliacozzo, purtroppo è nota. Ranieri, specializzato nel settore, curava pazienti affetti da arterite reumatoide provenienti anche da fuori Abruzzo. Poteva far uso anche di farmaci biologici che da qualche tempo sono diventati essenziali per sconfiggere l’arterite reumatoide. Poi il momento del pensionamento. Il dottor Ranieri ha fatto di tutto per poter rimanere all’interno dell’ospedale alla luce della sua esperienza e mettendola al servizio della comunità abruzzese. Si propose anche come volontario: nulla da fare. Un po’ come quei tanti giovani precari che poi alla fine fanno le valigie e se ne vanno all’estero. Certamente Ranieri non era un precario, anzi. Ma la vicenda va inquadrata in quella più difficile che riguarda la soppressione degli ospedali giudicati minori e della necessità di una presenza più capillare della sanità nel territorio. Tutte vicende delle quali ora si parla alla luce delle recenti emergenze. «Sarei rimasto - dice Ranieri - ma ora non ci tornerei più». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero