«Poche macchine, pochi taxi, strade deserte. C'è molta paura: le persone preferiscono restare a casa, i negozi sono chiusi, i ristoranti anche. In molti hanno...
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quasi da day after, che, spiega Quaglieri, colpisce ancor di più visto che «in questo periodo del capodanno cinese in genere brulica di turisti, ma quest'anno non è così».
Trent'anni, di Aielli (L'Aquila), Quaglieri vive da poco più di due anni in Cina, dove lavora come insegnante di italiano in una struttura privata. «La Cina è sostanzialmente ferma a causa del virus - racconta - Qui a Chongqing si contano ormai più di 50 persone infette, è la seconda città per numero di casi. Il Governo raccomanda di prendere le misure di precauzione di base per evitare il contagio: evitare luoghi affollati, indossare sempre la mascherina, lavare spesso le mani ed evitare di uscire».
Insomma il virus e la paura del contagio hanno trasformato la megalopoli in una città fantasma.
«Molti eventi pubblici, come manifestazioni, parate, e concerti, sono stati cancellati e in molti uffici e strutture
sono state prolungate le vacanze. Io sarei dovuto tornare a lavoro il prossimo weekend e invece non ci è permesso riprendere le lezioni - spiega ancora - Tutto è stato rimandato a data da destinarsi. Quest'anno, cioè l'anno del topo, è partito in malo modo a causa di quella che ha tutti i presupposti per diventare
una catastrofe», conclude il giovane abruzzese. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero