C’è chi in Abruzzo non vede l’ora di riaprire e chi pensa sia meglio aspettare regole precise. Ormai è praticamente certo che, per questioni legate...
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«Ieri mattina ho chiamato i miei dipendenti per fare il punto della situazione», afferma Marco Manetta, titolare del ristorante di pesce Manetta Ristorante Di Mare a Roseto, in provinvia di Teramo. «Poi sono andato nel locale per cercare di riorganizzare tutto il lavoro. Quello che sino a qualche mese fa era scontato, oggi non lo è più. Come prima cosa sto riorganizzando la sala e sistemando i tavoli così da rispettare le distanze previste - dice - Stando a quello che dice il mio commercialista questa situazione dovrebbe sbloccarsi il 14 maggio. Devo riaprire perché anche se sei chiuso le spese corrono: corrente, mutui, affitto e spezzatura. Poi ci sono gli stipendi dei miei dipendenti. Con me lavorano dieci persone, al momento sono in cassa integrazione. Per mantenere lo stesso livello occupazionale ho deciso, di comune accordo con loro, di iniziare a fare la distribuzione dei pasti da asporto. Una cosa che non avrei mai pensato di fare, perché noi facciamo una ristorazione di fascia medio alta. Non ho alternativa al momento».
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Più pessimista è un ristoratore di Alba Adriatica Alfonso Stuardi, ex titolare del famoso ristorante di pesce Delfina e Giovanni, oggi gestore del Kinotto. «Anche se come si dice ci faranno riaprire a metà maggio – dice Stuardi – io non riapro al pubblico, faccio solo l’asporto. Voglio vederci chiaro sulle regole. Sono stato dal commercialista e mi ha detto che devo adeguare tutti i tavoli. Sono spese a mio carico. Inoltre, non è chiaro se dobbiamo fare un corso per il Covid-19. Il che comprenderebbe, sempre stando a quello che mi ha riferito, nel prendere la temperatura ai clienti e segnare i loro nomi e cognomi. Se dopo qualche giorno qualcuno prende il virus cosa succede? Mi faranno chiudere di nuovo e metteranno in quarantena tutti i clienti e il mio personale? Sono troppi gli interrogativi senza risposte per riaprire».
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«Non è facile riaprire un’attività che è il luogo di aggregazione per antonomasia», dice, ma è ottimista, Tiziano Marini, titolare della sala bigliardi Bar Totò di Roseto. «Comunque non vedo l’ora di riaprire. Per quanto riguarda il gioco del bigliardo il tavolo è enorme non ci sono problemi. Ieri pomeriggio ho distanziato le slot-machine e ho risolto. L’unica cosa eviteremo di servire il caffè al bancone, facendo solo servizio al tavolo. Al momento è questa la situazione se si vuole continuare a lavorare. D’altronde che alternativa abbiamo?». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero