Coronavirus, dal bancario brianzolo allo zero: tutte le tappe di tre mesi sofferti

Un paziente trasferito a Pescara (Foto Schiazza)
L’AQUILA - Sono trascorsi esattamente 92 giorni dal primo contagio da coronavirus. Tre mesi lunghissimi, estenuanti, sofferti, angoscianti. Era il 28 febbraio: un bancario...

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L’AQUILA - Sono trascorsi esattamente 92 giorni dal primo contagio da coronavirus. Tre mesi lunghissimi, estenuanti, sofferti, angoscianti. Era il 28 febbraio: un bancario brianzolo, in vacanza a Roseto, scopre di avere il coronavirus. Pochi giorni dopo finiranno in ospedale anche i suoi familiari, moglie e due figli piccoli. Era fuggito dall’incubo lombardo, che già all’epoca si prefigurava come tale, contando di trovare riparo e pace in riva al mare. E’ così che l’Abruzzo ha scoperto il Covid-19.


Il giorno dopo, il 29 febbraio, sarebbe stata la volta di una giovane, anch’ella lombarda, tornata all’Aquila per sostenere l’esame di stato da medico, poi rinviato dal governo. Il primo contagio nel capoluogo di regione. Da allora sono passati tre mesi prima di arrivare al tanto sospirato zero, certificato proprio dal bollettino di ieri. Un traguardo che avrebbe dovuto essere raggiunto il 7 giugno, secondo l’Osservatorio per la Salute delle Regioni italiane e che, invece, in anticipo regala la speranza, all’Abruzzo, di aver finalmente imboccato la via giusta. A patto che, come dice il direttore di Malattie infettive a Pescara, Giustino Parruti, mascherine, distanze e igiene delle mani continueranno a farla da padrone. Altrimenti con la riapertura del traffico tra regioni i rischi torneranno ad aumentare e la curva a crescere.

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Cosa è accaduto in questi tre mesi? Il mese di marzo è stato, come in tutta Italia, il peggiore. Tra il 26 e il 27 si è tagliato il traguardo dei mille casi. I giorni peggiori sono stati il 19 marzo (122 casi), il 25 marzo (124 casi), il 26 (133), fino ai 160 del 29, il  momento più nero in assoluto. Da quel momento in poi è cominciata una lenta discesa, anche se ci sono stati giorni (come l’11 aprile, ancora 106 casi), in cui tutto sembrava essere tornato ancora drammaticamente in discussione. Tra il 9 e il 10 aprile si è arrivati a duemila casi, mentre a quota tremila si è arrivati solo il 4 maggio. Dal 16 maggio i nuovi casi giornalieri sono drasticamente diminuiti, sempre sotto i 10 al giorno. Fino, appunto, al sospirato zero.

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Sul fronte dei ricoveri, il 10 marzo sono arrivati i primi 9 pazienti in terapia intensiva. Da allora una crescita costante fino ai 76 posti per pazienti critici occupati il 3 aprile. Anche in questo caso, a cavallo tra i due mesi, è iniziata una lenta discesa. Fino agli attuali 3. Il giorno peggiore, in questo senso, è stato il 15 marzo, con 14 ricoveri gravi in appena 24 ore. 


Sul fronte dei tamponi, invece, la crescita è stata piuttosto veloce. Si è passati dalle poche decine dei primi giorni ai 557 del 12 marzo, prima volta in cui c’è stato uno screening consistente. Il 2 aprile è stata sfondata la quota dei mille test in un giorno. Il numero più alto resta quello del 20 maggio, con 2.178. Una cavalcata lunga e sofferta, certamente ancora non terminata, ma che forse per la prima volta lascia intravedere un po’ di luce in fondo al tunnel. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero