L'AQUILA Approda domani sera alle 20.30 al cinema Movieplex dell'Aquila l'anteprima del film "Nati due volte" dell'abruzzese Pierluigi Di...
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Il film, presente alla 72a Mostra del Cinema di Venezia vede tra i protagonisti volti noti come quelli di Francesco Pannofino, Fabio Troiano, Rosalinda Celentano, Marco Palvetti, Gabriele Cirilli, Euridice Axen e Vittoria Schisano.
Tra gli interpreti c'è anche Manuel Amicucci, nato a Tagliacozzo, classe 1982, attore attualmente volto Ufficiale della campagna Mercedes Benz Wear, vincitore del "Roma Web Fest" come protagonista della Serie "Revolution", vincitore dello scorso Festival del Cinema di Roma come protagonista del cortometraggio "Cenere", attore protagonista per il programma di rete 4 "Freedom". «Sono onorato d'aver fatto parte di questo particolare progetto, ringrazio il regista Pierluigi Di Lallo, per avermi voluto con sé. Nati due volte è un film capace di emozionare, di far sorridere e di far riflettere».
"Nati 2 volte" tratta il tema dell'identità di genere e dell'accettazione di se stessi attraverso la storia di Maurizio (Fabio Troiano), transgender che dopo venticinque anni di autoimposto esilio a Milano è costretto a tornare al paese natale per l'improvvisa morte della madre. Questo viaggio diventa l’occasione per sciogliere i nodi legati alla sua fuga da adolescente – quando tutti a Foligno lo conoscevano come Teresa – e in particolare il legame ambiguo e mai risolto con Giorgio (Marco Palvetti), il fidanzatino di un tempo a cui Maurizio inizialmente non ha il coraggio di rivelarsi, mettendo così in moto una girandola di equivoci e di situazioni tragicomiche. Sarà fondamentale l’incontro con Paula (Euridice Axen), una focosa paladina dei diritti civili. Riuscirà Maurizio a rinascere per la seconda volta?
«Nascere in un corpo che non senti tuo - racconta il regista - è un dramma che interessa sempre più persone in Italia. Inoltre, per i pochi fortunati che riescono – dopo sofferenze fisiche e morali inenarrabili – a compiere la transizione verso il genere a cui sentono di appartenere – come il protagonista Maurizio – il calvario non è finito: c’è da affrontare il pregiudizio della gente, l’arretratezza burocratica di uno Stato che non ha ancora varato una normativa esaustiva che li tuteli, ma soprattutto ci sono da superare i fantasmi delle proprie insicurezze, dovute alle scorie di una vita passata a nascondersi dai risolini e dalla violenza non solo verbale delle persone che sono loro più vicine. A me interessa soprattutto indagare questa zona d’ombra, perché mi sembra facilmente assimilabile all’esperienza spicciola di ogni essere umano: la paura dell’altrui giudizio che spinge a fare o dire cose che poi si ritorcono contro; la scelta di rimanere nell’ambiguità per timore di come gli altri possano reagire alla verità. E ho scelto di farlo con i mezzi della commedia perché ritengo che le più grandi verità acquistino maggiore rilievo se dette con un sorriso».
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Il Messaggero