Tenta il suicidio con il gas, lo salva il padre dell'amico morto

Tenta il suicidio con il gas, lo salva il padre dell'amico morto
Aveva deciso di farla finita con il gas, dopo aver ingerito alcuni farmaci, e intorno alle 13 di ieri ha telefonato all'avvocato Vittorio Supino, padre del suo migliore amico,...

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Aveva deciso di farla finita con il gas, dopo aver ingerito alcuni farmaci, e intorno alle 13 di ieri ha telefonato all'avvocato Vittorio Supino, padre del suo migliore amico, morto drammaticamente alcuni anni fa: «Vittorio, mi seppellisci vicino a Mariano?». Una domanda inquietante, che ha letteralmente gelato Supino, il quale non si è perso d'animo: «Davide ma che dici, parliamone, dove sei? Dammi la tua posizione, ne dobbiamo parlare».

A Chieti è iniziata una corsa contro il tempo: il gas usciva copioso quando i vigili del fuoco, sono arrivati sul posto, insieme allo stesso Supino, ai carabinieri e ai soccorritori del 118. Quando i Vigili del Fuoco sono entrati nell'abitazione, Davide, 33 anni, era steso sul pavimento dell'ingresso, aveva perso i sensi, il tubo del gas in bocca, il rubinetto erogatore aperto. Tempo qualche altro minuto e il gas avrebbe preso il sopravvento, fatalmente. Così come sarebbe bastata una scintilla, anche l'attivazione di un interruttore, a innescare un'esplosione. L'uomo è stato portato subito all'esterno dell'abitazione, a Colle Marconi, sono state aperte porte e finestre della casa, ormai satura, le altre persone prese e nella villetta sono state fatte uscire. L'uomo è stato portato in ospedale anche se lui non voleva andarci, le sue condizioni non dovrebbero essere preoccupanti.


È stato Vittorio Supino, dopo essersi fatto inviare la posizione, a dare l'allarme telefonando ad un ispettore di polizia, non prima di aver richiamato il giovane che in un primo momento non gli aveva risposto facendo temere il peggio. «Ho perso tutto», ha detto Davide quando Supino è arrivato sul posto. «Non è vero - gli ha risposto l'avvocato - Mariano non voleva questo -. Non mi dare anche tu quest'altro dispiacere». Un momento di debolezza quello vissuto dal 33enne che ha un lavoro come elettricista, ma che in seguito alla separazione della moglie vive solo, ha una figlia che va a trovarlo ma anche una serie di impegni economici collegati alla situazione familiare, mutuo da pagare compreso. Una condizione vissuta in completa solitudine. «Ogni volta che vedevo lui mi emozionavo e mi commuovevo perché rivedevo Mariano a fianco a lui sulle moto che aggiustavano», dice Supino. Davide a quanto pare aveva anche scritto un biglietto per spiegare le ragioni di ciò che è successo: resta il suo gesto forte, che grida come una disperata richiesta di aiuto. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero