L'odissea degli infermieri fuori sede: «Non riusciamo a tornare a casa, le Asl abruzzesi non ci vogliono»

L'odissea degli infermieri fuori sede: «Non riusciamo a tornare a casa, le Asl abruzzesi non ci vogliono»
«Sono un infermiere fuori sede che non riesce a tornare a casa. Raccontando la mia vicenda, voglio denunciare il grande disagio che vivono molti operatori costretti a stare...

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«Sono un infermiere fuori sede che non riesce a tornare a casa. Raccontando la mia vicenda, voglio denunciare il grande disagio che vivono molti operatori costretti a stare fuori casa perché le Asl abruzzesi non ci vogliono». Un 26enne della provincia di Chieti racconta la sua storia, che condivide tra l'altro con la moglie. «Ho un contratto a tempo indeterminato da ormai quasi 3 anni a 400 chilometri da casa e sto cercando di tornare in patria - racconta l' infermiere - per fare questo ci sono molti mezzi a mia disposizione ma purtroppo siamo bloccati. Ad aprile si è svolto il concorso infermieri che è in stallo da allora senza avere notizie. Ho sentito l'ufficio concorsi della Asl di Chieti che dice, illogicamente a mio parere, che stanno valutando i titoli di tutti gli infermieri partecipanti al concorso; in realtà come tutti i concorsi, basterebbe valutare solo i titoli di coloro i quali hanno passato la prova. L'ufficio concorsi non ha idea nemmeno delle tempistiche e noi siamo in attesa senza avere risposte. Ho tentato di fare una domanda di mobilità volontaria, cosa fattibile per legge ma l'ufficio concorsi mi ha risposto che la Asl non si avvale di questo strumento per reclutare personale e sono sicuri che la mia richiesta verrà rigettata - continua a raccontare l' infermiere - del concorso di Teramo non ne parliamo perché é stato bloccato da ricorsi che verranno discussi a febbraio 2023. Nel frattempo le Asl abruzzesi continuano a stabilizzare personale precario con la scusa che sono gli eroi del Covid, senza pensare a noi poveri professionisti che abbiamo affrontato una pandemia a 400 chilometri da casa Per denunciare questa situazione incresciosa mi sono rivolto anche alla dottoressa Verí e al ministro Speranza senza mai avere una risposta».

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Il Messaggero