L'Aquila, Celestino V finalmente torna a casa

L'Aquila, Celestino V finalmente torna a casa
L'AQUILA - Le sue sacre spoglie, che non hanno mai avuto pace, oggi tornano finalmente a casa. I resti di Papa Celestino V, da sempre veneratissimi, a distanza di 690 anni dal...

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L'AQUILA - Le sue sacre spoglie, che non hanno mai avuto pace, oggi tornano finalmente a casa. I resti di Papa Celestino V, da sempre veneratissimi, a distanza di 690 anni dal loro primo ingresso nella basilica di Collemaggio, tornano nella sede naturale sperando che questo sia stato l'ultimo dei tanti esili, forzati e non. Una lunga avventura ha caratterizzato, infatti, anche le spoglie di questo povero cristiano le cui ossa sono contenute, oggi, in un teca che fu disegnata e realizzata nel 1973 dall'orafo aquilano Luigi Cardilli.


IL RAPIMENTO DEL 1327 - Nel 1327, 690 anni fa, a 31 anni dopo dalla morte, avvenuta il 19 maggio 1296 a Fumome, di Celestino V, due frati dell'Ordine dei Celestini trafugarono in gran segreto le ossa del Papa dimissionario. I frati agirono con uno stratagemma. Il Santo riposava nella chiesa del convento dei Celestini di Sant'Antonio a Ferentino, non lontano da Anagni nel Lazio, dove era stato sepolto. Ma quando si venne a sapere che i Celestini di Collemaggio, alleatisi con gli abitanti di Anagni in quel momento in guerra con quelli di Ferentino, pretendevano quel mucchio di ossa che oltretutto attiravano tanti pellegrini, le spoglie vennero trasferite dal convento di Sant'Antonio, isolato fuori città, nella più protetta chiesa di Sant'Agata, all'interno della mura. Qui le reliquie furono chiuse in una cassa di legno blindata con delle funi. La cassa venne rinchiusa in un'altra più grande. Due frati nottetempo aprirono le due casse e nascosero le spoglie dentro un materasso. Avvolsero il sacro corpo in un panno di lino e richiusero le due casse per non destare sospetti. Il Priore mandò una donna a prendere il materasso dicendole che serviva ai frati. La donna non destò alcun sospetto. Il vescovo di Anagni fu beffato. E i frati riuscirono a trasportare il prezioso bottino fino all'Aquila, a Collemaggio, superando anche le insidie dei predoni grazie soprattutto alla protezione di tre misteriosi cavalieri.
All'Aquila fu festa grande con giornate intere di giubilo.

L'ESILIO MORETTIANO - Durante il restauro del soprintendente Moretti (1969-1973) le spoglie vennero traslocate nel monastero di San Basilio, quello che ospita le suore Celestine, ultime eredi al mondo dell'Ordine fondato dal Papa Eremita. Non a caso a San Basilio, considerata la seconda casa di Celestino in città, furono ricomposte le spoglie dopo il più clamoroso dei rapimenti.

IL BLITZ DEL 1988 - Il 18 aprile del 1988, lo splendido mausoleo che dal 1517 ospita le spoglie, fu violato da due balordi che sequestrarono le reliquie per chiedere un riscatto mai ottenuto perché una soffiata fece scoprire il sacro bottino nascosto in un piccolo cimitero di un paese del Reatino, Rocca Passa. Questa, almeno, la versione ufficiale di quell'episodio che resta, a tutt'oggi, un mistero e che si porta dietro un altro giallo. Proprio in quell'occasione, infatti, prima cioè della ricomposizione delle spoglie, il cranio del Santo fu sottoposto, presso l'allora ospedale di Collemaggio, a un esame della Tac che evidenziò il foro nella parte temporale sinistra. Un foro della larghezza di circa un centimetro, a forma rettangolare. Come quello che avrebbe potuto lasciare un grosso chiodo. Dieci anni dopo, nel 1998, si scoprì che di quegli esami non si trovano più i risultati, nè la stampa nè il floppy disk.


L'ESILIO A SAN GIUSEPPE - Poi è arrivato il 6 aprile. Il mausoleo miracolosamente intatto nonostante il ciclopico crollo dell'abside. Le spoglie salvate dai vigili del fuoco (su un cui carro sfilarono in quella drammatica quanto emozionante Perdonanza del 2009 con cui non si volle interrompere la tradizione), vennero esposte nella basilica riparata proprio sulla base di una delle colonne crollate. Infine, il nuovo esilio il 20 agosto del 2013, nella basilica di San Giuseppe Artigiano. Oggi si torna a casa.

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Il Messaggero