«Condividiamo la decisione di utilizzare l’esercito per presidiare il perimetro della Casa di Reclusione di Sulmona». A dichiararlo il segretario generale del...
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«L’aiuto dell‘esercito da solo non basta per riportare l’ordine e la disciplina - prosegue Di Giacomo - all’interno delle carceri Italiane, bisogna mettere in discussione il principio della fiducia a tutti ed a tutti i costi. Interrompere la sorveglianza dinamica ossia le celle aperte che è stata sicuramente la madre di tutti i mali concedendola solo a chi la merita. Fornire strumenti normativi che vadano ad incidere pesantemente su chi introduce o cerca di introdurre ed utilizza telefonini negli istituti penitenziari, con l’introduzione di un reato specifico la cui pena sia non inferiore a 4 anni nel minimo. Aumentare le pene a chi introduce o staccia droga negli istituti. Ultimo ma non ultimo punire in modo esemplare chi approfitta della propria forza fisica e/o mentale per fare violenza nei confronti dei detenuti più deboli». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero