Capodogli spiaggiati a Vasto, trovato gas nel sangue: «Hanno subito un trauma in mare»

Capodogli spiaggiati a Vasto, trovato gas nel sangue: «Hanno subito un trauma in mare»
VASTO - Sono stati tirati a riva nella notte i tre capodogli morti che facevano parte di un branco di sette arenatosi ieri mattina sulla spiaggia di Punta Penna a Vasto, nella...

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VASTO - Sono stati tirati a riva nella notte i tre capodogli morti che facevano parte di un branco di sette arenatosi ieri mattina sulla spiaggia di Punta Penna a Vasto, nella Riserva naturale di Punta Aderci.




Con delle pale meccaniche sono stati prelevati e adagiati sulla sabbia. Si tratta di tre femmine; una aveva raggiunto la maturità sessuale. Le loro lunghezze vanno dai 7 metri e trenta centimetri agli 8 metri e 90 centimetri. Dei quattro cetacei sopravvissuti, che si sono diretti a Nord, al momento non si hanno notizie. Per tutta la notte la zona, interdetta all'ingresso dal sindaco del Comune di Vasto, Luciano Lapenna, è stata sorvegliata dai volontari del gruppo comunale della Protezione civile. Attualmente, l'intera area è vigilata dal personale della Guardia Costiera di Vasto.



Intorno a fine mattinata è cominciata a Vasto la necroscopia sui tre capodogli morti. L'ispezione interna ed esterna viene condotta nello stesso tratto di spiaggia in cui si sono arenati gli esemplari. La coordina Sandro Mazzariol, del Cert (Cetacean stranding Emergency Response Team) dell'università di Padova, affiancato da esperti della stessa università, dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale d'Abruzzo e Molise "Giuseppe Caporale" e del Centro studi Cetacei onlus. Si dovrà accertare se i cetacei avessero patologie tali da causare la perdita di orientamento e il conseguente arenamento.





Nei vasi sanguigni dei tre capodogli ci sarebbe presenza di gas, probabile conseguenza di una riemersione troppo rapida, la cui causa potrebbe essere un trauma improvviso come quelli provocati dalle attività di prospezione con tecnica air-gun. A riferirlo all' ANSA Vincenzo Olivieri del Centro studi cetacei onlus.



La presenza di gas «vuol dire che quanto accaduto - spiega Olivieri - potrebbe essere messo in correlazione con le attività di ricerca petrolifera. Tecniche come l'air-gun producono un rumore fortissimo che spaventa e disorienta i capodogli. Questo trauma porta i cetacei a una riemersione troppo rapida, la cui conseguenza è la permanenza di gas nei vasi sanguigni. È simile a ciò che accade ai sub colpiti da embolia in seguito a una mancata decompressione».



Inoltre, rivela ancora Olivieri, uno dei catacei avrebbe avuto una gravidanza in corso: «È una notizia sensazionale anche dal punto di vista della ricerca scientifica. L'equipe che è al lavoro ha estratto da una delle tre femmine, un feto che si stima di 4/5 mesi. Sarà destinato al Museo del Mare di Pescara» ha detto.



La necroscopia. «È un lungo lavoro e complesso ma siamo nelle condizioni - spiega Mazzariol - di poter operare a poche ore dal loro decesso. Potremmo così anche verificare l'orecchio dei capodogli per capire se hanno subito delle lesioni ai timpani. Sicuramente ci sono stati elementi di disturbo che hanno prodotto il disorientamento dei cetacei».



Il ricercatore dell'Università di Padova ha ringraziato gli uomini della Capitaneria di Porto di Vasto, il servizio veterinario dell'Asl provinciale di Chieti e le centinaia di volontari che si sono prodigati a rimettere al largo i quattro capodogli salvandoli da morte sicura. «Si sono diretti al nord, ma dovrebbe essere più normale che debbano cambiare direzione, anche perchè la loro vita si svolge in fondali profondi come sulle coste greche. Sappiamo che gli ultimi avvistamenti erano stati fatti sulle coste croate».



Il servizio veterinario della Asl si occuperà invece dello smaltimento delle carcasse, che verranno sepolte in un terreno già individuato dal Comune di Vasto. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero