Violenza, il Capitano Ultimo a Pescara: «La priorità è difendere le donne»

Violenza, il Capitano Ultimo a Pescara: «La priorità è difendere le donne»
Un Capitano Ultimo sempre combattivo, quello intervenuto ieri nella sala consiliare, ospite del convegno organizzato, col patrocinio del Comune di Pescara, dall'istituto Rea...

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Un Capitano Ultimo sempre combattivo, quello intervenuto ieri nella sala consiliare, ospite del convegno organizzato, col patrocinio del Comune di Pescara, dall'istituto Rea Aps, intitolato Sicurezza, giustizia e legalità. Tra percezione e realtà. Un incontro con l'ex ufficiale dei carabinieri, Sergio De Caprio, uno dei simboli della lotta alla mafia, a cui hanno preso parte anche studenti dei licei cittadini, nella giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne. E il primo pensiero di De Caprio, infatti, è andato proprio a loro.

«Noi dobbiamo dare sicurezza alle nostre mamme, alle nostre figlie, alle nostre spose. Non ci può essere cosa più importante e urgente di questa. La sicurezza si fa con le risorse». Tuttavia, ad avviso di De Caprio, per la prevenzione e la sicurezza occorre una riorganizzazione che coinvolga le istituzioni. «Non è possibile che le responsabilità ricadano sulle solite stazioni dei carabinieri. Chiediamo - ha sottolineato - che vengano assunti agenti che si occupino solo della violenza di genere». E poi, rivolto ai dirigenti scolastici presenti e agli studenti, ha chiesto che «sia la scuola a portare avanti questa battaglia, sta a loro cambiare il mondo».

Per Capitano Ultimo, però, una leggenda alla quale sono stati dedicati anche dei film, deve cambiare anche il rapporto tra magistratura e Forze dell'ordine. «Se i magistrati hanno diritto di accedere alle banche dati della polizia dove ci sono le indicazioni del lavoro di tutti, e mi sembra una cosa giusta, mi chiedo come sia possibile che un operatore di polizia non possa entrare nelle banche dati della magistratura. Come può un carabiniere non potere entrare in una banca dati per leggersi le dichiarazioni di un collaboratore di giustizia? Non va bene, è una questione di potere. Come possiamo parlare di sicurezza se un uomo di una scorta non sia messo a conoscenza delle sentenze in cui si parla dei fatti mafiosi di una città?».

Proposte che certamente apriranno un dibattito nazionale, lanciate ieri in città davanti al prefetto, Giancarlo Di Vincenzo, ai comandanti provinciali delle Forze dell'ordine, a parlamentari, come Guerino Testa, e alle istituzioni regionali, quali il presidente del Consiglio regionale, Lorenzo Sospiri. L'ex colonnello dei carabinieri, De Caprio, ha poi voluto celebrare chi nella lotta al crimine è morto. «Ricordiamo tutti coloro che in queste battaglie hanno lasciato la vita». L'assessore con delega alla Sicurezza urbana, Adelchi Sulpizio, ha inoltre chiesto che la legislazione nazionale si adegui alla tecnologia in tema di videosorveglianza.

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Il Messaggero