Di Nicola e il consiglio a Nucifora «Fai come me, senza scrupoli»

L'incontro tra Di Nicola e gli stranieri
L'AQUILA - «Devi resistere... devi resistere... falli litigare, come qua da me!... io sto senza società, che me ne frega, Avvocà!... io faccio i cazzi miei e...

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L'AQUILA - «Devi resistere... devi resistere... falli litigare, come qua da me!... io sto senza società, che me ne frega, Avvocà!... io faccio i cazzi miei e basta!...finito!... non devi avere scrupoli». Il «manifesto» di Ercole Di Nicola è tutto racchiuso in questa esortazione rivolta all’«avvocato» Enzo Nucifora, anche lui coinvolto nello scandalo. Di Nicola ammette di essere «senza società» e dunque di avere una quasi totale autonomia gestionale. In secondo luogo conferma di agire per meri interessi personali, «senza scrupoli», con l’obiettivo unico di combinare le partite e arricchirsi attraverso le scommesse. Il quadro che emerge dalle conversazioni telefoniche è sconvolgente. La rete occulta di Di Nicola coinvolge squadre (Torres, Monza) e soggetti (tra cui appunto Nucifora, ma anche Ninni Corda ad esempio) con i quali sono state avviate collaborazioni e portate a termine tante operazioni di mercato. Tutto si mescola in un’attività frenetica, incessante, che sembra non conoscere il confine tra lo sport e l’illegalità.




«CHE ABBINIAMO?» -

Di Nicola, lo «zingaro di Morro d’Oro» per Nucifora, è in grado di mettere le mani anche sulle partite che non riguardano L’Aquila. E persino di gestirne il numero di gol come dice di Pisa-Torres al gruppo di finanziatori stranieri: «La vittoria del Pisa con... abbinateci qualcosa con l’uno del Pisa.. Ci vuoi abbinare “over”, una “handicap”». Poi discute i compensi: «Quanto mi fate a me?». «Dimmi tu, quanto vuoi?». «Venti?». «Va bene». E spartisce gli introiti, come con il presidente della Torres Domenico Capitani (che ieri ha smentito il suo coinvolgimento): «Allora, 15 diviso 3»; «Va bene».



IL BANCOMAT - Con gli stranieri, albanesi e serbi in particolare, i «bancomat» del sistema, il rapporto è altalenante. Il capo dell’organizzazione, l’ex calciatore Fabio Di Lauro, garantisce a Di Nicola che «sono in gamba, possono fare molte cose insieme a te, l’importante che vada tutto bene». Ma sono anche pericolosi, come confessa sempre Di Lauro al telefono a Daniele Ciardi, magazziniere del Santarcangelo e altro perno del sistema: «Io penso che Ercole, se non passa la partita che gli ha detto, l’ammazzano». E per gli inquirenti non è una battuta.



«STAI ATTENTO» - Ma ci sono anche incomprensioni. Come quando gli fanno giocare una gara estera, sbagliando puntata. Lui si arrabbia, ma Di Lauro gli fa capire che il gruppo gode di protezioni importanti: «C’è una amicizia di persone della Calabria vicine a loro, mostra rispetto».


Col Santarcangelo l’accordo non si trova. Perché Di Nicola prima cambia idea (doveva essere X, poi vuole che vinca L’Aquila) e poi spara alto: «Deve valere la pena.. 50». Da ricevere prima del match: «Io tutto prima, non è che poi ricominciamo.. Fabio cominciamoci a capire, loro mi devono dire: “fai questo... ecco questo!”». Trattative vanno avanti addirittura fino al fischio d’inizio tra ristoranti e caselli autostradali («Siccome a me della partita da vedere non me ne frega niente, allora ci vediamo qua a pranzo»). L’accordo con gli stranieri non si trova. Ma con alcuni giocatori ospiti sì («Abbiamo due difensori e un attaccante») e L’Aquila vince. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero