Bussi, la commissione d'inchiesta accusa sulla mancata bonifica

La visita della commissione (Schiazza)
PESCARA - Fare chiarezza su tutti quanti gli aspetti, nessuno escluso, riguardanti la megadiscarica di rifiuti tossici scoperta nel marzo 2007 dalla forestale a Bussi sul Tirino. ...

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PESCARA - Fare chiarezza su tutti quanti gli aspetti, nessuno escluso, riguardanti la megadiscarica di rifiuti tossici scoperta nel marzo 2007 dalla forestale a Bussi sul Tirino.




È l’obiettivo della commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, ieri in visita in Abruzzo, a Bussi prima, a Pescara poi. Due tappe per acquisire notizie e materiali sulla discarica e sulle vicende processuali, che nel dicembre scorso hanno portato all’assoluzione in corte d’Assise a Chieti dei 19 imputati. La visita è iniziata in mattinata, a Bussi, con il sopralluogo nell’area delle tre discarica. Prima la commissione ha voluto esaminare da vicino la situazione della discarica Tremonti, poi è stata la volta del sito industriale e per finire della area a monte del sito stesso. Insomma, un sopralluogo in cui non si è tralasciato nulla.

I membri della Commissione, accompagnati dal generale del corpo forestale Guido Conti, che ha coordinato a suo tempo le indagini, hanno anche voluto conoscere gli interventi effettuati soprattutto in tema di messa in sicurezza e quindi la questione della bonifica.



I 50 MILIONI DISPONIBILI - E proprio in merito alla bonifica del sito e delle discariche, il presidente Bratti ha spiegato che «nel tempo ci sono stati fatti e cose che hanno rallentato l’intervento del settore pubblico. Contenziosi tra privati, procedure che non sono andate avanti in modo lineare. Ora - ha sottolineato - la giustizia deve fare il suo percorso: lo Stato deve coordinarsi di più». Il riferimento di Bratti, alla tranche di 50 milioni disponibili per la prima bonifica non ancora utilizzati. «Tra ministero dell’Ambiente e commissario Goio - ha proseguito - c’è stato scarso dialogo, e questo non aiuta, ma è anche vero che ci sono dei responsabili privati che devono assumersi appunto la loro responsabilità». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero