Cercatore di tartufi sconfina, i concorrenti gli bruciano l'auto

Cercatore di tartufi sconfina, i concorrenti gli bruciano l'auto
Va a tartufi in trasferta, insieme a due amici, ma gli bruciano l’auto. È successo all’alba di ieri a un agricoltore di Atessa, P.C., 52 anni. L’incendio...

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Va a tartufi in trasferta, insieme a due amici, ma gli bruciano l’auto. È successo all’alba di ieri a un agricoltore di Atessa, P.C., 52 anni. L’incendio doloso è divampato in aperta campagna, nel territorio di Crecchio. Sul grave episodio indagano i carabinieri della compagnia di Ortona. Che alla base del rogo ci siano screzi e invidie tra tartufai è più di un’ipotesi. La posta in palio è dunque il prezioso tubero: ricercato, prelibato e, soprattutto, costoso. Diamante della terra - in Abruzzo se ne trovano almeno 28 varietà - che, non solo da queste parti, ha innescato una sorta di guerra.


I tre agricoltori, tutti in possesso di regolare autorizzazione per la raccolta dei tartufi, arrivano in località Villa Selciaroli intorno alle 4.30. Parcheggiano in un piccolo spiazzo e, accompagnati dai loro inseparabili cani, prendono percorsi differenti per iniziare la caccia all’oro nero. Si tratta di un’area solitamente frequentata da tartufai, non solo della zona ma provenienti anche da fuori. Sono le 5.18 quando giunge la richiesta d’intervento al 115. A lanciare l’allarme è lo stesso proprietario dell’auto incendiata, una Ford Ranger, cinque posti e cassone coperto. Si trovava a poche centinaia di metri dal suo pick-up quando ha visto il fumo e sentito uno scoppio, mentre gli amici erano un po’ più distanti. La strada comunale che porta al luogo dell’incendio è impervia: dopo un tratto d’asfalto, diventa in terra battuta per un paio di chilometri.


Farsi spazio tra la vegetazione è difficoltoso, ma i vigili del fuoco di Ortona sono sul posto dopo una decina di minuti. L’auto è già completamente avvolta dalle fiamme, che nel frattempo hanno interessato anche il boschetto circostante. Nessun dubbio sulle cause, anche se non vengono trovati inneschi o tracce di liquido infiammabile: il fuoco è divampato dalla parte posteriore del mezzo, come racconta il proprietario, e si è propagato in pochi attimi sull’intero veicolo, quasi sicuramente cosparso di benzina e andato totalmente distrutto. In fumo anche 200 metri quadri di vegetazione. L’intervento dei pompieri termina alle otto, mentre i carabinieri, al comando del luogotenente Antonio Giampietri, avviano subito le indagini per dare un nome al piromane. Al momento del rogo, a esclusione dei tre atessani, in quella zona non c’era nessuno, nemmeno un contadino. E le prime case sono parecchio distanti. Tutto lascia pensare che la presenza di tartufai “fuori territorio” non sia stata gradita da qualcuno che, dando alle fiamme il pick-up, ha voluto mandare un messaggio chiaro. «È tre o quattro anni che frequentiamo la zona», ha raccontato agli investigatori il proprietario della Ford incendiata. La sua non è una passione, ma un lavoro. E già in passato, da quelle parti, aveva ricevuto più di un avvertimento: in primis il radiatore dell’auto bucato, ma anche qualche scambio di parole, in un clima piuttosto teso, con tartufai del posto. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero