Il ritrovamento della piccola Katia i racconti: «Pensavamo al peggio»

Il paese in ansia per Katia (Foto Armando Di Antonio)
TERAMO - Se Katia è adesso nelle braccia dei genitori, è sicuramente per merito della macchina dei soccorsi che, fin da subito, è stata attivata dal sostituto procuratore...

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TERAMO - Se Katia è adesso nelle braccia dei genitori, è sicuramente per merito della macchina dei soccorsi che, fin da subito, è stata attivata dal sostituto procuratore Davide Rosati per trovare la piccola di due anni e mezzo, scomparsa e poi individuata a Cusciano di Montorio al Vomano.




Polizia, carabinieri, soccorso alpino, protezione civile, vigili del fuoco, guardie ambientali, 118, croce rossa, esercito e croce bianca. Insieme ai cani molecolari. Una macchina di eroi, più che di soccorsi, che si sono sciolti in lacrime non appena Katia è stata ritrovata sana e salva.



«UNA BELLA SODDISFAZIONE» - «Siamo tutti corsi verso la bimba per vedere se stava bene - racconta così quegli attimi uno dei volontari del reparto operativo di emergenza del Sovrano Militare Ordine di Malta - E nel tragitto per arrivare a lei, tutti chiedevano via radio le sue condizioni. Quando l'abbiamo vista è stata una gioia immensa. Cosa ho provato? E' stata una bella soddisfazione, era la prima volta che partecipavo alla ricerca di una persona. Sono felicissimo che sia andato tutto bene». E sulla piccola Katia: «E' stata trovata in zona piene di erbacce - prosegue - La bambina era seminuda, ma aveva i vestitini e le scarpette accanto a lei (i fuseaux erano stati poco prima trovati strappati dai rovi; ndr). I genitori però ci avevano avvisato che la bambina, quando doveva fare pipì, si spogliava completamente. Non aveva graffi, era anche abbastanza serena. Sono arrivati subito due medici insieme al papà e l'hanno avvolta con la coperta». Anche i soccorritori, con il passare delle ore, hanno avuto paura di non riuscire più a trovare in vita la piccola, oppure che Katia fosse stata portata via da qualcuno. «A un certo punto si è iniziato a pensare al rapimento o al fatto che, per colpa di qualche animale, non l'avremmo mai più ritrovata - prosegue il volontario che ha chiesto l'anonimato - Nella zona però non avevamo trovato tracce particolari».



LE ZONE DA CONTROLLARE - Fortunatamente tutto poi si è concluso nel migliore dei modi anche grazie agli sforzi messi in campo grazie al tavolo tecnico istituito in Prefettura. «Ogni squadra era formata da dieci persone, tra volontari e appartenenti a forze dell'ordine o vigili del fuoco. Ognuno aveva una zona da controllare e poi si tornava al centro di comando per fare rapporto o lasciare il gps che tracciava il percorso. Era una zona molto impervia. La mattina (sabato; ndr) sono arrivati i cani molecolari. Ed è finito tutto bene». Una disavventura che, magari, quando Katia sarà grande i suoi genitori le racconteranno. Con la consapevolezza di averla accanto, dopo aver rischiato di perderla. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero