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«La madre della bambina aveva comunicato, la mattina, a una collaboratrice della scuola che sua figlia sarebbe dovuta tornare a casa con lo scuolabus». Così ieri la dirigente scolastica dell’Istituto Comprensivo Due di Roseto, Anna Elisa Barbone, dopo l’indagine interna sul caso. Ma la mamma della bambina dà un’altra versione: «Le cose sono andate diversamente», afferma. E spiega di aver detto alla collaboratrice scolastica il giorno prima (lunedì ndr) che avrebbe cercato di convincere la figlia a salire sul bus e, se ci fosse riuscita, di farla tornare a casa con il pulmino.
La donna aggiunge che sua figlia «piange ogni volta che vede il pulmino e che non c’è modo, nemmeno quando è accompagnata da lei, di farla salire sugli scalini. «Se provo a portarla in braccio, inizia a urlare». E sottolinea che, confrontandosi con altri genitori, ha scoperto che a quell’età questo atteggiamento non è così anomalo».
Martedì, racconta la mamma, ha accompagnato la bambina all’asilo. «Alla porta ho visto la collaboratrice scolastica, in compagnia di altri quattro genitori, e le ho detto quanto era successo poco prima. Ho anche detto che sarei tornata a riprenderla poco prima delle 16», aggiunge. Quindi forse si sarebbe ingenerato un qui pro quo. «Alle 15.50, si è recata davanti al portone dell’asilo e ha visto tutti gli altri bambini uscire: «Tranne mia - ripete - Mi stavo per sentire male quando mi hanno detto che la bimba non c’era, e nessuno sapeva dove fosse. I genitori presenti gentilmente si sono offerti di darmi una mano». E dopo aver cercato nell’istituto, hanno inseguito in auto i quattro scuolabus nei percorsi che dovevano fare, fino a quando uno di loro non ha trovato la bambina.
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Il Messaggero