Assalto alla nave in Messico, il macchinista abruzzese: sparavano, terrore assoluto

Assalto alla nave in Messico, il macchinista abruzzese: sparavano, terrore assoluto
MARTINSICURO «Hanno sparato, a bordo è stato il terrore». È il racconto di Romandino Di Felice, 55 anni, di Martinsicuro, macchinista...

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MARTINSICURO «Hanno sparato, a bordo è stato il terrore». È il racconto di Romandino Di Felice, 55 anni, di Martinsicuro, macchinista della Remas, la nave assalita dai pirati sul Golfo del Messico. Ha vissuto momenti di grande paura sulla nave italiana della Micoperi, l’azienda del ravennate che fa base operativa nel porto di Ortona e si occupa di rifornimento per le piattaforme petrolifere offshore.


«I due feriti ieri pomeriggio sono stati trasferiti all’ospedale di Ciudad del Carmen - dice il meccanico martinsicurese - Al momento dell’assalto, martedì, ero nella saletta a guardare la tv con altri colleghi. Abbiamo sentito bussare alla porta, era la cuoca e l’aiutante cuoco, strisciavano a terra in lacrime. Erano terrorizzati. Li abbiamo fatti entrare e il direttore ha richiuso la porta. Non riuscivamo a capire cosa stesse accadendo. Poi abbiamo sentito urlare in messicano, il direttore ha riaperto la porta e dietro c’era il marinaio di guardia, il pugliese Vincenzo Grosso massacrato. C’era sangue ovunque. Il direttore l’ha tirato di peso all’interno della saletta e ha richiuso la porta. Vincenzo, tutto insanguinato, urlava: “Hanno ucciso Andrea, (Andrea Di Palma il sub di Ravenna, poi risultato ferito da un colpo d’arma da fuoco al ginocchio, ndr), adesso ammazzano anche noi”. C’era il terrore assoluto a bordo» ripeta Di Felice. «Abbiamo subito dato l’allarme. E i pirati appena hanno sentito il suono delle sirene si sono dati alla fuga senza prendere nulla, non hanno avuto il tempo di entrare nelle cabine e rubare» dice Di Felice.

Dopo l’assalto, scortato da una unità militare messicana, l’equipaggio è arrivato al porto di Ciudad del Carmen. «Non ci hanno fatto sbarcare perché il porto è chiuso e dobbiamo aspettare che si calmi il mare. Siamo ancora sulla Remas - spiega il macchinista - Nei prossimi giorni, appena finisce il maltempo, ci hanno detto che ci sposteranno in un porto più sicuro. Poi torneremo in Italia, siamo una decina a voler tornare. L’ultima volta i pirati hanno assalito una piattaforma e hanno preso tutti i computer e i telefonini». Sono «disperati - continua 
Di Felice, persona di grande esperienza con anni di lavoro su grandi navi - fanno assalti per rubare collanine, cellulari. Sono arrivati con due motoscafi da pesca, erano almeno in cinque, sono stati momenti terribili, sentivamo gli spari. Hanno sparato basso, per intimorire e hanno ferito il ragazzo alla gamba, aveva la pallottola conficcata nel ginocchio e prima di scappare via hanno fasciato la gamba al ragazzo, questi sono gesti di persone disperate, che vengono da zone con grande povertà».


Nicole, la sorella di Livio Vespasiano, il 25enne meccanico ortonese anche lui a bordo della Remas, racconta: «Mi ha detto che non ha visto molto, in quel momento era in cabina. Appena è suonato l’allarme è uscito convinto ci fosse un incendio. Solo in quel momento ha capito cosa stesse accadendo. Poi mi ha raccontato di aver visto due barchini da pesca scappare con a bordo 7/8 persone». Negli ultimi anni, le acque del Golfo del Messico sono state teatro di diversi casi di pirateria ai danni delle piattaforme petrolifere o navi di supporto.  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero