L'Aquila e le inchieste sul terremoto Trifuoggi: «Chi ruba i contributi è peggio di chi rideva dopo il sisma»

L'Aquila e le inchieste sul terremoto Trifuoggi: «Chi ruba i contributi è peggio di chi rideva dopo il sisma»
L'AQUILA - «E’ veramente ignobile che ci sia qualcuno, aquilano, che lucri illecitamente sul terremoto sottraendo denaro ad altri che ne avrebbero diritto. ...

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L'AQUILA - «E’ veramente ignobile che ci sia qualcuno, aquilano, che lucri illecitamente sul terremoto sottraendo denaro ad altri che ne avrebbero diritto.




Se rubo un contributo che non mi spetta può darsi che qualcuno che è ancora nella fase dell’esame della pratica possa non avere i soldi. E’ più ignobile di quei costruttori, non abruzzesi, che ridevano la notte del sisma». Le parole dell’ex magistrato Nicola Trifuoggi, sono dirompenti. Hanno, per stessa ammissione del vicesindaco, lo scopo di scuotere dal torpore la città che non si indigna, a suo dire, neanche di fronte a scandali giudiziari che hanno impatti devastanti. L’input è sicuramente quello delle ultime inchieste, dei 37 indagati nella vicenda dei balconi pericolanti, della possibile maxi truffa sulla ricostruzione di un grande aggregato del centro storico, Palazzo Ciolina, delle oltre 1.700 pratiche prelevate dagli inquirenti in Comune. Ma il ragionamento sembra volare più alto.

Trifuoggi, infatti, rilancia un concetto già espresso in un’intervista al Tgr Rai («Stupisce e dispiace che la continua scoperta di personaggi locali, più o meno appartenenti a strati sociali elevati, non provochi alcuna reazione»).



CHIAMATA ALLE ARMI - Senza il timore di definirlo come una «chiamata alle armi» per gli aquilani: «Queste non sono avversità che si subiscono, ma disonestà. Ho fatto una considerazione amara, mi auguro di essere al più presto smentito. Se si vuole definire chiamata alle armi si può fare, in un certo senso. E’ di sicuro una forma di sollecitazione». Di certo quella del vicesindaco è una posizione, forte, che esula dal contesto, ai limiti dell’isolamento politico già sperimentato, in parte, nella vicenda precari. «La città non si interroga? Può darsi - dice - Io amo le battaglie individuali, non mi sono mai tirato indietro. Non è per conformismo bisogna accettare delle idee che non ci piacciono. Comunque sono sicuro che non è una posizione isolata perché ho avuto una serie di manifestazioni di solidarietà e appoggio».



COMUNE “SCAGIONATO” - Un “clima” che Trifuoggi non avverte però in Comune, nonostante il coinvolgimento a più riprese di alcuni funzionari e dirigenti nelle indagini della magistratura: «La struttura è in linea di massima contenta dell’effettuazione di questi controlli». Sulla vicenda balconi, infatti, il vice sindaco “assolve” i sei dipendenti tirati in ballo: «Secondo me in questa vicenda c’entrano relativamente. Le responsabilità maggiori, se ci sono, sono di chi ha costruito e di chi non ha collaudato bene. Per la manutenzione degli edifici il Comune non ha né soldi né personale. Credo che molti, se non tutti, riusciranno a dimostrare la loro estraneità alla vicenda». A turbare i ragionamenti, però, ci sono le 1.700 pratiche della ricostruzione prelevate dal Comune: «Le notizie le ho avute dai nostri uffici, non sono state prese a caso. Immagino che numerose altre sorprese negative verranno fuori». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero