Allarme sisma, che fare? Ora gli aquilani decidano se vivere o morire - di A.De Nicola

Campotosto (Foto di Renato Vitturini)
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In fondo, hanno tutti ragione e tutti torto. Se ti dico fatti un bel bicchiere di Montepulciano, ho torto e ragione. Se ti dico che arriva una botta da 7, ho torto e ragione. In mezzo, purtroppo, ci sono gli abitanti di questa landa che pare abbandonata pure dallo Stato. In mezzo i fessi aquilani. E allora? Posto che la soluzione di andarsene non è poi così semplice (chi ha un lavoro qui, ma dove va?), forse un modo per uscire da quest'incubo c'è. Tirando fuori gli attributi materiali e morali che sono stati la cifra di questo popolo prima che prevalesse la logica deviata dell'arraffa-arraffa e quella opportunistica sta bene Rocco sta bene tutta la rocca! Se il problema, dice la Commissione grandi rischi (cioè lo Stato) che s'è soltanto voluta parare le terga (bell'esempio di Stato!) è nostro, allora affrontiamolo noi. E si può fare su due concetti-chiave. Primo: ognuno è la Protezione civile di sè stesso. Avendo passato il 6 aprile, sappiamo cosa significa sicurezza. Come pretenderla dalle scuole dei figli, dagli uffici pubblici, dalle abitazioni. Secondo: tutti noi siamo la Protezione civile di questo territorio. Dunque, riflettiamo bene su che cosa e come pensano di affrontare tale decisivo aspetto (il resto, anche il dramma del lavoro, purtroppo, viene dopo: chi investirà su una terra a rischio che aspetta fatalisticamente solo la catastrofe?) coloro che si candidano a governare la città per i prossimi cinque anni. Primarie sì o no? Alchimie partitiche? Scambi di poltrone? Equilibri? Chi parlerà ancora di questi giochetti all'Aquila di oggi, o è stupido o ci fa. Non serve: fuori! Utopia? Forse. Ma è l'unica strada per salvare un popolo allo sbando psicologico in preda a una sacrosanta paura che ci sta uccidendo. Morire o vivere?
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Il Messaggero