L'AQUILA - In seggiovia con un Ministro, poi diventato presidente emerito della Repubblica; sul gatto delle nevi addirittura con un Papa, mangiando formaggio e salame e...
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WOJTYLA
Gli incontri con papa Wojtyla si sono invece succeduti nell'arco di due anni, dal '92 al '94. «Uno degli uomini a lui più vicini, originario di Celano – racconta Pignatelli – ci annunciava le visite sul Gran Sasso a distanza di qualche giorno. Il Papa era già venuto altre volte, sugli impianti, ma lì veniva riconosciuto e raramente riusciva a sciare. Allora ci chiesero di individuare tracciati in zone isolate, che noi provvedevamo a battere con i mezzi. Il Papa portava con sé pane e mortadella; noi invece gli donavamo cesti con ogni ben di Dio. E lui gradiva molto.
La prima volta che l'ho visto mi tremavano le gambe, mi sembrava impossibile. Lui arrivava accompagnato da sole tre auto. La sua era una Bmw blu. Ricordo ancora la giacca a vento bianca della Fila e il cappello confezionato per lui ad hoc dalle monache. Sul battipista eravamo in tre: l'autista, lui ed io. Una volta sugli sci io lo precedevo, lui mi veniva dietro e lo sentivo canticchiare. Quando non canticchiava era caduto. Era comunque instancabile». A ora di pranzo, poi, il Papa si ritirava: «Mangiava, davanti al fuoco acceso con la legna che portavano appositamente con le auto, e poi si raccoglieva – dice Pignatelli – Dopo circa un'ora si concedeva per parlare del più e del meno. In una di quelle occasioni organizzammo l'Angelus del '93, sul Gran Sasso». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero