L'Aquila, psicosi Ebola tre stranieri con febbre alta Il primario: «Niente rischi»

L'Aquila, psicosi Ebola tre stranieri con febbre alta Il primario: «Niente rischi»
L'AQUILA - Tre nigeriani disidratati e soprattutto con febbre alta. È scattato nella notte di sabato al Pronto soccorso...

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L'AQUILA - Tre nigeriani disidratati e soprattutto con febbre alta.




È scattato nella notte di sabato al Pronto soccorso del San Salvatore, l’allarme per un presunto caso di ebola, escluso però nel corso della giornata di ieri dallo stesso nosocomio che tiene ricoverati i tre in un reparto attrezzato delle malattie infettive. L’allarme è scattato a tarda notte, quando in città sono arrivati settanta cittadini extracomunitari richiedenti asilo, di varie etnie, per sottoporsi a una serie di visite prima di essere dislocati nei vari centri di accoglienza del comprensorio. È stato un primo screening fatto dal personale sanitario nel complesso di Collemaggio ad accorgersi che per tre nigeriani, provenienti da Lampedusa, c’era qualcosa che andava verificato meglio. Ad allarmare il personale medico, soprattutto la febbre alta dei tre richiedenti asilo che sono stati immediatamente trasferiti al Pronto soccorso. Qui i medici hanno attuato il primo protocollo, quello dell’immediato trasferimento dei giovani nel reparto di malattie infettive che ha in sé un reparto particolare dotato di un ambiente cosiddetto a pressione negativa. Una stanza cioè con una pressione minore di quelle che la circondano, che causa un brusco spostamento d’aria verso di sé quando una porta o finestra è aperta.

Questo sistema è solitamente usato in ospedale per mettere in quarantena persone afflitte da malattie altamente contagiose o mortali. Ed è in questo particolare ambiente asettico che i medici del reparto di Malattie infettive, diretto da Alessandro Grimaldi, che sono avvenute le prime analisi che hanno escluso la presenza soprattutto del virus Ebola, estremamente aggressivo per l’uomo che causa una febbre emorragica e conduce anche alla morte. I tre nigeriani restano ricoverati. In giornata sono attesi per loro altri esami prima di poter essere dimessi.

La notizia del ricovero dei tre richiedenti asilo politico si è subito sparsa in città, destando in parecchi cittadini molta ansia. Comprensibile preoccupazione anche per il personale medico e degenti dell’ospedale, dato l’improvviso arrivo e ricovero dei tre pazienti. Una presenza in città quella dei richiedenti asilo non nuova. Infatti sono molti gli extracomunitari che in attesa di poter ricevere i documenti necessari, vengono ospitati in diverse strutture attrezzate: comitato territoriale Arci L’Aquila, Centro di servizi per il volontariato, Fraterna Tau Onlus, Caritas Diocesana Avezzano e Parrocchia Madonna delle Rocche di Rocca di Mezzo. Ospitalità che comprende anche altri comuni come Castel del Monte e Avezzano (interporto). A fine luglio, proprio la Questura, per sancire la vicinanza delle forze di polizia e soprattutto l’integrazione culturale attraverso lo sport, aveva organizzato una partita di calcio.



IL PRIMARIO - "Il rischio Ebola All'Aquila non c'e' mai stato ed e' molto, molto improbabile che raggiunga l'Italia; i 3 degenti ricoverati al S. Salvatore, per ragioni banali e del tutto estranee al virus, saranno dimessi tra oggi e domani". Fa chiarezza in questo modo il direttore del reparto malattie infettive dell'ospedale di L'Aquila, Alessandro Grimaldi.



"I 3 immigrati nigeriani", dichiara il dr. Grimaldi, "in ospedale sono stati sottoposti ad accertamenti di routine per ragioni del tutto banali, febbre blanda e un po' di tosse, nulla che vedere, neppure lontanamente, con l'Ebola; i 3 stanno bene e tra oggi e domani saranno dimessi" "Detto questo", aggiunge il dr. Grimaldi, "e' davvero molto difficile che il contagio si possa diffondere all'Aquila, cosi' come in altre localita' italiane, attraverso questi migranti" "Infatti Ebola dispiega i suoi effetti tra i 2 e 21 giorni dal momento del contagio, tempi molto inferiori alla durata di uno spostamento dall'Africa alle coste italiane, con tappa intermedia in Libia. Per compiere questo tragitto si impiegano mesi e invece gli effetti del virus, come detto, si manifestano al massimo entro 3 settimane.



"Va inoltre ricordato - aggiunge l'esperto della Asl dell'Aquila -che le autorita' sanitarie italiane, come nel caso dei migranti giunti sabato scorso in citta', predispongono misure accuratissime ed effettuano controlli immediati sia negli aeroporti italiani sia nei luoghi in cui gli immigrati giungono. In ogni caso, la nostra Asl, gia' nelle settimane scorse, ha messo a punto un'Unita' di rischio", prosegue Grimaldi, "per trattare eventuali emergenze di questo tipo, che si avvale dell'attivita' combinata di piu' reparti del S. Salvatore. Peraltro, il reparto malattie infettive e' dotato di sistemi all'avanguardia, con 10 stanze a bassa pressione negativa che garantiscono il totale isolamento dei malati. Inoltre", conclude Grimaldi, "i pazienti con eventuali infezioni hanno accesso diretto al nostro reparto, grazie a un percorso che evita il passaggio in altre Unita' operative all'interno dell'ospedale". Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero