L'AQUILA - Se n’è andato da partigiano, lottando fino alla fine contro la sua malattia Umberto Cialente, 94 anni, papà dell’ex sindaco Massimo...
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Un partigiano però non muore mai. Lascia a tutti i suoi insegnamenti, la sua filosofia di vita da combattente, e la sua voglia di vivere per gli altri.
“Il leone si è addormentato” ha scritto su facebook il figlio Massimo.
Numerosi i riconoscimenti ottenuti da Umberto Cialente, come la Croce al merito di guerra per il conflitto 1940-1945, il diploma Alexander d’onore di ‘Combattente per la Libertà d’Italia’.
Come si legge da una nota dell’Anpi era ancora giovanissimo quando indossò, per la prima volta, la divisa da soldato.
“Subito dopo il 25 luglio, poco più che 17enne Umberto aderisce ai Gap col compito di rastrellare armi nelle caserme abbandonate della milizia e dell’esercito e nasconderle in un sotterraneo in via Roma, nei pressi dell’abitazione di Pierino Ventura. Quando cominciano i primi arresti, Umberto sfugge alla Gestapo e sale in montagna unendosi alla Banda della Duchessa. In uno scontro sui piani di Arcinazzo viene ferito da una baionetta alla spalla destra. Solo dopo 10 giorni riuscirà a ricevere le cure di un veterinario, che lo ricucirà con ago e filo da materasso. Seguendo il fronte bellico continua a combattere risalendo sino alle Alpi Apuane, in Garfagnana, per tornare all’Aquila nel novembre 1944“.
I funerali si terranno domani, lunedì, alle 15 alla chiesa di San Pio X, al Torrione. Sentite condoglianze ai figli Massimo e Davide dalla redazione de Il Messaggero. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero