L'Aquila e i tesori dimenticati da tutti per Sant'Agostino un anno di nulla

La chiesa di Sant'Agostino (Vitturini)
L'AQUILA - Forse occorrerebbe un’altra occupazione simbolica, come quella del 2011 contro l’abbandono della cultura all’Aquila, senza fondi e senza sedi. ...

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L'AQUILA - Forse occorrerebbe un’altra occupazione simbolica, come quella del 2011 contro l’abbandono della cultura all’Aquila, senza fondi e senza sedi.




Quattro anni dopo quella splendida sala è ancora nelle stesse identiche condizioni. La storia della chiesa-teatro Sant’Agostino è di una di quelle che fanno smettere di credere a una rinascita rapida ed efficace.



LA FIRMA - La storia, in estrema sintesi, è la seguente: il decreto di aggiudicazione definitiva dell’appalto è stato firmato dall’ex direttore regionale del Mibac Fabrizio Magani il 15 maggio del 2014. Non ci sono errori: si parla esattamente di 14 mesi fa. Ma da allora non si è riusciti a stipulare il contratto con l’impresa. E, quindi, il cantiere non è ancora aperto. Il perché è da ricercare nelle vicissitudini della Sovrintendenza, nei cambi al vertice della governance, più in generale in apparati pubblici che fanno il loro dovere con estrema lentezza. Il decreto citato, datato 15 maggio 2014, diceva chiaramente che la stipula del contratto sarebbe avvenuta entro sessanta giorni, come prevedono le leggi. Amen.



LA RABBIA - E’ incredulo anche Angelo De Cesare, un ruolo importante all’interno di Ance nazionale (l’associazione dei costruttori) e rappresentante della omonima ditta di costruzioni che in associazione con altre (Sac Spa, Secap Spa, Dp restauro Snc) si è aggiudicata i lavori da 7,3 milioni di euro più Iva. «E’ uno scandalo - dice senza mezzi termini - e la colpa è di ciò che è avvenuto all’interno della Sovrintendenza con i vari cambi di direzione. Noi abbiamo portato le carte per fare il contratto esattamente il 6 agosto dell’anno scorso, con tanto di ricevuta. Ce le avevano chieste a luglio. Da quel momento in poi non è avvenuto nulla. E’ una cosa vergognosa».



IL RIMPALLO - «Si rimpallano le responsabilità - aggiunge De Cesare - Prima il Ministro ci ha messo il tempo che ci ha messo per sostituire Magani e Scoppola, che c’è stato pochissimo tempo e non ha firmato quasi nulla. Poi è arrivata la riforma (Sovrintendenza unica, ndr) e ancora non ci si capisce granché». Tutto ciò che si è riusciti a fare, anche con grande fatica come dice De Cesare, è «far validare il progetto, mettere in sicurezza il ponteggio che c’era, qualche sondaggio, piccole azioni prodromiche ai lavori». Ma c’è di più. Secondo De Cesare questo stato di cose non sarebbe confinato solo ai lavori del Sant’Agostino. «Sette gare appaltate nel 2013, per oltre 70 milioni di euro, tutte ferme per l’inerzia della pubblica amministrazione, della tecnocrazia e della burocrazia». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero