Anziana e malata incatenata al letto: a giudizio nuora e figlio

Anziana e malata incatenata al letto: a giudizio nuora e figlio
Anziana e affetta da una malattia degenerativa era stata trovata incatenata al letto dai Carabinieri, a Ortona. I suoi parenti, il figlio e la nuora, che l'avevano in cura,...

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Anziana e affetta da una malattia degenerativa era stata trovata incatenata al letto dai Carabinieri, a Ortona. I suoi parenti, il figlio e la nuora, che l'avevano in cura, indagati per il reato di sequestro di persona e maltrattamenti in famiglia, sono stati ora rinviati a giudizio nella giornata di ieri e andranno a processo il prossimo 11 maggio.

Una scoperta, avvenuta in un pomeriggio di metà ottobre da parte dei Carabinieri, dopo una segnalazione di un tecnico del contatore del gas che casualmente trovando la porta di casa semi aperta aveva visto la donna incatenata a letto. Un episodio che ha scioccato la comunità tutta. Ieri mattina c'è stata l' udienza preliminare, davanti al gup del Tribunale di Chieti, Andrea Di Berardino, che ha visto i due imputati ovvero la nuora dell'anziana e suo figlio, di 60 anni, difesi dall'avvocato Rocco Giancristofaro, rinviati a giudizio.

La donna anziana, 85 anni, e affetta da demenza senile causata dal progressivo avanzare dell'età, si legge nella richiesta di rinvio a giudizio «veniva tenuta in uno stato di segregazione all'interno dell'appartamento sovrastante a quello dove vivevano i congiunti dove viveva in catene o su di una poltrona o al letto lasciandola del tutto isolata e priva di relazioni, in condizioni di igiene precarie». Condizioni igieniche di cui si è reso subito conto chi è entrato in casa.

I due parenti, si legge ancora nel documento, mettevano in atto «reiterati atti lesivi dell'integrità, della libertà e dell'onore» della signora. In particolare, si legge, «una catena era legata al polso destro e una catena alla caviglia sinistra entrambe erano fissate al muro e con le chiusure assicurate da lucchetto chiusi a chiave». L'anziana donna, attraverso il suo avvocato Italo Colaneri, si è costituita parte civile e ha chiesto il risarcimento di 100 mila euro. L'indagine è coordinata dal sostituto procuratore della repubblica di Chieti Giuseppe Falasca.
 

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Il Messaggero