Anna violentata e lasciata morire: l'ora della verità

Anna violentata e lasciata morire: l'ora della verità
Si discuterà l'8 giugno, davanti alla Corte di Cassazione, il ricorso presentato dalle difese di Nelu Ciuraru e Robert Ciorogariu, i due senzatetto condannati, con...

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Si discuterà l'8 giugno, davanti alla Corte di Cassazione, il ricorso presentato dalle difese di Nelu Ciuraru e Robert Ciorogariu, i due senzatetto condannati, con sentenza confermata in appello, nel processo sulla morte di Anna Carlini. La donna, una 33enne pescarese con problemi psichici, fu violentata la notte del 29 agosto 2017 lungo uno dei tunnel della stazione e rinvenuta priva di vita la mattina successiva.

Ciuraru rischia di scontare 11 anni e mezzo di carcere per violenza sessuale e omissione di soccorso aggravata, mentre a Ciorogariu sono stati inflitti 2 anni di reclusione, unicamente in riferimento al secondo reato. Sulla base di quanto emerso nei due gradi di giudizio, Anna fu abbordata dagli imputati nei pressi della stazione e indotta a bere vino. La reazione ai farmaci, che assumeva abitualmente, fu la perdita del controllo. Ciuraru e Cioragariu ne approfittarono, conducendo la donna nel tunnel, dove il primo spinse Anna per terra, su un giaciglio di fortuna, violentandola barbaramente.

La vittima, incapace di qualsiasi reazione, fu lasciata agonizzante per ore. Fino al mattino successivo, quando fu rinvenuto il suo corpo privo di vita. Gli avvocati di Ciuraru, Leone Di Giannantonio e di Ciorogariu, Stefano Sassano, puntano innanzitutto sulla presunta inutilizzabilità delle dichiarazioni rese dal testimone chiave, che si trovava nel tunnel e raccontò di avere assistito a buona parte dei fatti. Inoltre l'avvocato di Ciuraru evoca presunte irregolarità procedurali negli accertamenti compiuti sul Dna dell'imputato e contesta la decisione del tribunale di non concedere una nuova consulenza tecnica. L'avvocato Sassano si appella invece alla «mancanza di logicità della motivazione», per sostenere che «la volontà di Ciorogariu di assistere la vittima risulta evidente».

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Il Messaggero