Alfredo Paglione, ricco mecenate raggirato: svuotato conto con 500mila euro. Accusati un medico, la figlia e un sorvegliante

L’accusa contesta un assegno da 100mila euro consegnato alla donna, al quale ne sono seguiti altri per importi che superano il mezzo milione di euro complessivamente

Ricco mecenate raggirato, svuotato conto con 500 mila euro: accusati un medico, la figlia e un sorvegliante
Il noto mecenate abruzzese Alfredo Paglione, scomparso a novembre a 86 anni, torna a far parlare di sé perché qualcuno a lui molto vicino lo avrebbe circuito nei...

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Il noto mecenate abruzzese Alfredo Paglione, scomparso a novembre a 86 anni, torna a far parlare di sé perché qualcuno a lui molto vicino lo avrebbe circuito nei suoi ultimi anni di vita. Che Paglione, collezionista, gallerista, ideatore di eventi d’arte, grande uomo di cultura, abbia fatto numerose donazioni di opere d'arte di grande valore, ai Comuni di Chieti e Giulianova, ma anche ai Musei vaticani, è noto a tutti e nessuno, anche dopo la sua morte, lo ha mai potuto contestare questo. Ma c’è una vicenda, ancora tutta da accertare, che solo adesso si scopre è che riguarda una presunta circonvenzione d’incapace ai danni del ricco mecenate d’arte con tre persone: un medico di Giulianova, sua figlia e un 50enne di Mosciano, per i quali è stato chiesto il rinvio a giudizio.


GLI ASSEGNI

L’udienza preliminare si è tenuta qualche giorno fa, con tre nipoti di Paglione che si sono costituiti parte civile, aggiornata a maggio per la discussione dei legali degli imputati. I fatti contestati risalirebbero a un periodo che va dal 2019 fino a giugno del 2021, quando, secondo l’accusa, Paglione non poteva più provvedere autonomamente ai propri interessi tant’è che nell’ultimo anno aveva un amministratore di sostegno nominato dal tribunale. In quel periodo, il medico e sua figlia, in concorso, avrebbero approfittato di questa sua presunta incapacità riuscendo, così come ricostruito dalle movimentazioni bancarie, a farsi aprire diversi conti, alcuni dei quali poi chiusi, dove versare assegni da ritirare o spostare, farsi fare bonifici e farsi consegnare assegni da depositare su altri conti a loro intestati. L’intero elenco inizia con un conto corrente di 500mila euro aperto a luglio del 2020 e depauperato a dicembre. Ma già prima, a marzo 2019, l’accusa contesta un assegno da 100mila euro consegnato alla figlia del medico, al quale ne sono seguiti altri per importi che superano il mezzo milione di euro complessivamente. La donna, una professionista di Giulianova, avrebbe, inoltre ricevuto, a titolo di regalia, numerosi quadri di valore della collezione di Paglione. Non solo. Avrebbe pure avuto in comodato d’uso gratuito la dependance, come oggi le viene contestato, dell’abitazione di Giulianova dove il mecenate viveva in via dello Splendore. A ricevere lo stesso trattamento di riguardo, che includeva soldi (non quantificati), assegni e quadri, ci sarebbe stato anche il sorvegliante.

LE CURE NEGATE

Oggi si scopre che i tre avrebbero inoltre impedito a Paglione, sempre come sostiene l’accusa, di sottoporsi a tre necessari ricoveri ospedalieri dovuti alle sue condizioni precarie di salute e all’epoca programmati all’ospedale di Giulianova e di impedire ad un amico cardiologo di sottoporlo a visita per prescrivergli la terapia. Nei giorni scorsi è pure emerso un nuovo testamento del mecenate che renderebbe proprio la figlia del medico erede unica di Paglione.

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Il Messaggero