Adesca una ragazzina sul web, si finge minorenne e le chiede foto hard: stangata in Tribunale

Adesca una ragazzina sul web e le chiede foto hard: stangata in Tribunale
Ha adescato su un sito internet, presentandosi come un minorenne, una ragazzina di 13 anni, e dopo averne carpito la fiducia, l’ha indotta, con messaggi contenenti richieste...

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Ha adescato su un sito internet, presentandosi come un minorenne, una ragazzina di 13 anni, e dopo averne carpito la fiducia, l’ha indotta, con messaggi contenenti richieste esplicite, a compiere atti sessuali ovvero a mandargli foto e video a sfondo sessuale, che la ritraevano nuda a praticare atti di autoerotismo. E non solo, l’ha anche costretta a fare esibizioni sessuali finite in un video, producendo materiale pedopornografico “salvato” nella memoria del suo cellulare: per questo un uomo di 41 anni di Foggia, C. M. le iniziali, è stato condannato dal Tribunale di Chieti a 9 anni e 9 mesi di reclusione, ad una multa di 30.000 euro, come richiesto dal pm Roberta D’Avolio, e al pagamento delle spese processuali.

Inoltre è stato interdetto in perpetuo dai pubblici uffici e condannato a risarcire in separato giudizio i danni alla ragazza, che nel frattempo ha compiuto 18 anni. E che assistita dall’avvocato Francesco Bucceroni, il quale in udienza ha a sua volta ha chiesto la condanna dell’uomo, si è costituita parte civile chiedendo un risarcimento di 50.000 euro. Il Tribunale ha escluso l’aggravante della violenza e della minaccia contestata nell’imputazione relativa alle esibizioni sessuali e alla produzione di materiale pedopornografico. Foto e video a sfondo sessuale e pedopornografico venivano inviati attraverso Wathsapp e Telegram, ma anche con l’applicativo Kik, e una foto che ritrae la tredicenne nuda venne condivisa con un utente della rete.

La difesa, in attesa delle motivazioni che saranno depositate entro 90 giorni, con l’avvocato Antonello D’Aloisio annuncia ricorso in Appello. Il legale aveva chiesto una perizia psichiatrica per accertare la capacità di intendere e di volere del suo assistito al momento dei fatti, risalenti a maggio del 2017. Il legale ha sollevato dubbi sul fatto che l’uomo avesse davvero contezza che la ragazza fosse minorenne ma soprattutto ha evidenziato che il suo assistito è in cura psichiatrica all’ospedale di Foggia, producendo documentazione clinica che attesta un disturbo dell’umore che abbraccia una serie di comportamenti, e una lesione frontale ovvero la zona dove sono situati i centri del controllo delle pulsioni e della disinibizione. La vicenda prese le mosse da una denuncia dei genitori della vittima, di origini albanesi, che avevano letto nel telefono della figlia alcuni messaggi contenti richieste oscene.

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Il Messaggero