"Aprile. Andiamo, è tempo di migrare". L'anima antica e pastorale dell'Abruzzo cantata da D'Annunzio si rinnova e regala una nuova transumanza:...
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«Ora sono a Putignano (Bari) in mezzo ai ciliegi - racconta l'apicoltore - A Tornareccio ci sono 32 aziende, tra grandi e piccole. Ci sono generazioni di apicoltori super esperti. Io da solo ho trasportato 1300 arnie per 60 mn di api: dico che sempre che viaggio con lo stesso numero di abitanti italiani. Moltiplicate per tutte le aziende abruzzesi che viaggiano in questi giorni e troverete miliardi di api. La stagione non è partita benissimo: caldo a febbraio, forte escursione termica tra giorno e notte adesso, non c'è nettare. insomma, ci condiziona di più il clima del coronavirus. La siccità ha prodotto pochi fiori ovunque, c'è rischio di un calo di produzione, che penalizza noi abruzzesi che notoriamente facciamo un prodotto di alta qualità. L'inquinamento? Si è abbassato e va bene per tutto, ma per noi influisce poco, a noi da più fastidio il pesticida o gli ogm».
L'ultima onorificenza per Luca Finocchio è arrivata nel febbraio scorso. "Assenza di difetti, equilibrio, piacere che sa offrire, qualità e tecnica di produzione". Sono state le motivazioni alla base del premio Ita Awards 2020, l’Oscar internazionale del gusto, assegnato all'Apicoltura Finocchio per il miele di coriandolo e il millefiori delle montagne d’Abruzzo, nell’ambito della prima edizione del concorso internazionale ideato da Simone Massenza, giudice internazionale di food & beverage e degustatore professionista multi-matrice. Per entrambi i mieli Finocchio ha ottenuto la medaglia d’argento, che certifica l’eccellenza dei prodotti. «È la parola eccellenza che rende questo premio davvero speciale – commenta Finocchio, che aveva ritirato il premio insieme alla figlia Fabiana – perché conferma ciò che negli anni è stato evidente ad altre giurie e a tanti consumatori: il nostro miele è nell’olimpo del made in Italy. Non un semplice miele, anche ben fatto, ma un’eccellenza: siamo grati agli organizzatori e alla giuria per aver apprezzato il frutto di un duro lavoro, espressione di una lunga tradizione di cui siamo orgogliosi».
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Tornando al coronavirus, insomma, influisce solo in termini commerciali, e la ripartenza, la fase 2, è un cima ai pensieri degli apicoltori: «Molti di noi hanno anche aziende didattiche, io stesso ho dovuto rinunciare a 2500 studenti che sarebbero venuti in visita tra le mie api. Ora abbiamo persino difficoltà a trovar stanze negli alberghi che sono tutti chiusi - prosegue Finocchio - c'è un calo di vendite, ma ci stiamo attrezzando: l'e-commerce che per noi era un estraneo ci stando invece qualche stimolo in più». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero