Macchinista morto in cabina di guida, il capotreno: «Così ho provato a salvarlo»

Macchinista morto in cabina di guida, il capotreno: «Così ho provato a salvarlo». Nella foto Antonio D'Acci
L’infarto non ha dato scampo ad Antonio D’Acci ma, con tutta probabilità, gli ha concesso il tempo di una sosta tecnica lungo il tragitto e di fare una...

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L’infarto non ha dato scampo ad Antonio D’Acci ma, con tutta probabilità, gli ha concesso il tempo di una sosta tecnica lungo il tragitto e di fare una telefonata. Si è sentito male e si è accasciato davanti al capotreno, i soccorsi sono stati immediati e generosi ma per lui non c’è stato nulla da fare. La salma del macchinista di 61 anni, originario di Foggia e residente a Termoli, alla guida del treno regionale Pescara - Sulmona, morto l’altro ieri pomeriggio sul locomotore, all’altezza di Brecciarola di Chieti, verrà restituita ai familiari. Le cause del decesso sono apparse subito chiare, il sostituto procuratore della Repubblica del capoluogo teatino, Giuseppe Falasca, non ha disposto esami invasivi come l’autopsia.

Dagli accertamenti di natura amministrativa, condotti dall’Upg della Questura di Chieti, non è emersa alcuna anomalia. D’Acci, per tutti Tonino, era partito un’ora prima da Pescara e stava rispettando in pieno il suo turno, una giornata di lavoro come tante altre. In base agli accertamenti fatti nell’immediatezza l’altro ieri, nulla porta a ritenere che non sia morto d’infarto ovvero per cause naturali. E che, dunque, non c’è responsabilità di terzi. Il dramma si è consumato all’improvviso sul convoglio diretto verso le aree interne, ed è tutto nelle parole del capotreno: «Quando il treno si è fermato sono andato in cabina per sincerarmi del motivo, Antonio era al telefono con la direzione movimento, parlava normalmente - dice il capotreno -. D’improvviso, davanti ai miei occhi, ha avuto il malore e si è accasciato. Ho cercato di mantenere sangue freddo e ho applicato i protocolli previsti. Ho chiamato i soccorsi e subito dopo ho chiesto se a bordo ci fossero sanitari. Sono intervenuti in due, un medico e un’infermiera. Hanno tentato le manovre di rianimazione, ma mi è sembrato evidente che la situazione fosse disperata. Sono ancora scosso per quanto successo»

Da Trenitalia si fa osservare che nessuno dei passeggeri ha corso pericoli, dal momento che il treno era già fermo. E che i locomotori sono dotati di vari sistemi di sicurezza e tra questi il Sistema di controllo marcia treno che aziona la frenata automatica del convoglio in caso di malore del conducente, di fenomeni esterni o di anomalia connesse al limite di velocità o al rispetto della segnaletica. Trenitalia il cui personale ha assisto al loro arrivo a Pescara la moglie Pina, e i due figli del macchinista, Alessia e Francesco. La morte di D’Acci, che lavorava da 40 anni in ambito ferroviario, ha colpito molto chi lo conosceva, soprattutto i colleghi, e non solo. 

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Il Messaggero