Nel 1998 gli italiani spendevano in gioco d'azzardo 12 miliardi di euro. Nel 2018, nonostante una devastante crisi economica che si è mangiata il 5% di prodotto interno...
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Tra i relatori il sociologo Maurizio Fiasco, che lancia l'allarme. «Il gioco d'azzardo è uno dei pochissimi settori in crescita in Italia, muovendo interessi miliardari. Ed anche lo Stato, in un certo senso, è un 'giocatore dipendente e patologicoì, perchè scommette sulla salute dei suoi cittadini, per incassare oltre 10 miliardi di tasse l'anno. Una scelta miope, perché il gioco d'azzardo sottrae risorse ai consumi, fondamentali per la ripresa economica”. A dare un'idea del gigantesco business, i dati dell'ultimo rapporto dell’Ufficio parlamentare di bilancio: le imprese del settore sono 6.600 con ben oltre 100.000 occupati, compreso l'indotto. Nel 2016, le vincite hanno superato i 77 miliardi, di cui l’80% è restituita in vincite, il 10% sono le entrate erariali, il 10%, oltre 9 miliardi, il fatturato del settore. L'Abruzzo, con in testa il territorio aquilano è da questo punto di vista maglia nera, con una raccolta pro-capite piu alta di tutte le altre Regioni: 1.767 euro, in che significa che il 9,7% del reddito complessivo è bruciato al gioco, dato più alto dopo quello della Campania, con il 10,2 %. Situazione particolarmente critica in provincia dell'Aquila, come ha confermato la direttrice del Serd della Asl Daniela Spaziani, “L'esplosione del fenomeno nel capoluogo dopo il terremoto, e come altrove con l'avvento delle scommesse on line. In pochi anni abbiamo raddoppiato gli utenti in terapia da 40 oltre 80, e si sta abbassando anche l'età media. E questo è solo la punta di un iceberg».
Carmine Tomassetti, dirigente Asl di Teramo, ha poi spiegato che «per troppi anni si è considerato una sorta di passatempo quella che era invece una patologia, con meccanismi del tutto simili a quelli alla tossicodipendenza. Se gioco cento volte ad un slot e non vinco mai, la logica dovrebbe indurre a fermarmi, per un evidente ragione statistica. Ma il ludopatia rende disinteressati al vincere o meno, la dipendenza è data dal piacere compulsivo di tentare la fortuna, avvitandosi in una spirale infernale». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero