Abbonamenti truffa alle pay-tv: la Finanza denuncia un informatico

Abbonamenti truffa alle pay-tv: la Finanza denuncia un informatico
Vendeva abbonamenti illegali che consentivano di poter avere in visione praticamente tutta la pay-tv a prezzi molti più bassi rispetti a quelli legali. E' stato...

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Vendeva abbonamenti illegali che consentivano di poter avere in visione praticamente tutta la pay-tv a prezzi molti più bassi rispetti a quelli legali. E' stato scoperto dalla Guardia di finanza e denunciato un giovane informatico teramano che adesso deve rispondere dell'art. 171 ter della legge sul diritto d'autore. Un'articolata indagine a contrasto della pirateria audiovisiva digitale che è riuscita a svelare un sistema truffaldino perpetrato dall'informatico tramite il sistema Iptv che consente la trasmissione di segnali televisivi su reti informatiche.

Un fenomeno in crescente aumento ormai da anni, con le forze dell'ordine che stanno combattendo per tentare di estirparlo, nonostante periodicamente spuntino nuove organizzazioni o singoli esperti dediti alla proliferazione dello streeming illegale. Ed è di un esperto che si può parlare nel caso del teramano, che aveva lasciato il suo vecchio lavoro da dipendente per mettersi in proprio. Le indagini tecniche hanno consentito di individuare 90 clienti finali, dal 2017 a gennaio 2022, tutti già sanzionati sotto il profilo amministrativo, che gli avevano permesso di guadagnare circa 2.400 euro al mese vendendo abbonamenti illegali. Un giro d'affari di oltre 100mila euro già quantificato. Si tratta, in sostanza, del cosiddetto pezzotto: un decoder pirata, che poteva forniva direttamente l'informatico teramano al cliente, che riceve il segnale dei canali televisivi grazie al sistema Iptv (la tv tramite internet). Nei casi in cui gli stessi clienti erano già forniti di decoder, veniva modificato. Gli utenti finali pagavano il corrispettivo pattuito in contante o effettuando ricariche su carte postepay riconducibili all'indagato, elargendo una somma di gran lunga inferiore rispetto al reale canone dovuto al fornitore illegale del servizio televisivo.

L'abbonamento andava a trattativa, dai 15 ai 30 euro mensili, in base alla scelta dei canali televisivi che si volevano vedere. Ma chi si è rivolto a lui ha avuto la possibilità di poter scegliere di tutto: dall'intera offerta Sky a Dazn, Mediaset Premium e Netflix. In sintesi, attraverso questo procedimento il segnale delle pay tv viene decriptato. Successivamente i codici di decodifica vengono ceduti a dei reseller che si occupano di rivenderli a clienti compiacenti al fine di poter visionare in maniera del tutto illegale i programmi criptati, anche sportivi, delle più note piattaforme digitali. L'attività è stata condotta dal gruppo delle fiamme gialle e coordinata dalla Procura, sviluppandosi attraverso l'acquisizione di significative prove testimoniali e l'analisi forense delle numerose strumentazioni informatiche sottoposte a sequestro, eseguita da finanzieri specializzati. L'informatico teramano, che negli anni era riuscito ad in cassare una bella somma, adesso rischia fino a tre anni di reclusione. Le indagini, coordinate a suo tempo dal pm Andrea De Feis non più in servizio a Teramo, sono quasi in fase di chiusura.

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Il Messaggero