«Una cosa del genere a Viterbo non si era mai verificata: se fosse successo a me non solo mi sarei dimesso, ma mi avrebbe fatto dimettere la mia maggioranza». Ma anche: «È una situazione imbarazzante». Il copyright è di due ex sindaci, rispettivamente Giovanni Arena (2018-2021) e Leonardo Michelini (2013-2018). Sono gli ultimi due ad aver indossato la fascia tricolore prima di Chiara Frontini, che sta attendendo se il gip Rita Cialoni darà seguito alla richiesta di giudizio immediato arrivata dai pm Massimiliano Siddi e Chiara Capezzuto.
Cena dei veleni, la sindaca di Viterbo Chiara Frontini: «Non mi dimetto, la verità sarà accertata»
Le parole
Arena non ha dubbi. «Cosa farei nei suoi panni? Innanzitutto mi confronterei col mio partito e i miei alleati.
Michelini nei panni di Frontini? «Non ci potrei mai essere, lo dico come premessa. Chi vive di politica le dimissioni cercherà di non darle mai. Se mi fossi trovato in una situazione comunque imbarazzante per l'amministrazione - commenta - avrei preso la mia strada, l'altra categoria della mia vita. Non avrei avuto tentennamenti». Perché secondo l’ex sindaco «la situazione è indubbiamente imbarazzante, indipendentemente dall'evolversi dell'aspetto giudiziario. Chi ti ha votato e anche chi non lo ha fatto precepisce qualcosa di spiacevole nei riguardi di chi amministra la città. Un processo, se ci sarà, sarà imbarazzante». Insomma, «non avrei mai esitato a prendere l'opzione due. Come diceva il vecchio Fanfani ai giovani che volevano diventare politici: prima cercatevi un lavoro». Anche se Frontini l’aveva.
Prima di Arena e Michelini, Marcello Meroi e Giancarlo Gabbianelli hanno garbatamente declinato l’invito a esprimersi sulla vicenda, anche se il secondo lo aveva fatto con un lungo post su Facebook dopo che Frontini è risultata indagata: «Sono purtroppo abituato a chi non avendo forza e consenso tra i cittadini, utilizza tutti i mezzi, più o meno leciti, per tentare di sovvertire il responso delle urne. Ciò avviene ormai da anni, utilizzando un corto circuito cronistico-giudiziario che spesso nulla ha a che vedere con la validità dell'azione politica amministrativa, men che mai con la sua trasparenza».