Un anziano poeta spara cinque colpi di pistola al primo ministro. Lo ferisce gravemente. E la Slovacchia, nazione nel cuore dell’Europa, precipita di nuovo nel caos. Sei anni fa un giovane giornalista fu ucciso dopo aver pubblicato una serie di inchieste sui presunti legami tra la politica locale e la ‘Ndrangheta. Il capo del governo slovacco di allora era il leader del partito Smer-socialdemocrazia, Robert Fico: fu costretto a dimettersi travolto dalle proteste popolari. Nel 2023 Fico è tornato più forte di prima, ha vinto le elezioni puntando su una campagna elettorale neanche tanto occultamente filo putiniana in cui ha promesso di bloccare gli aiuti all’Ucraina. Ieri è stato vittima di un attentato, ferito all’addome, a un braccio e a una gamba. In ospedale è stato sottoposto a un lunghissimo intervento chirurgico. Ma le sue condizioni sono ancora molto gravi e ieri sera era in coma farmacologico. Al termine dell’operazione ha spiegato il vice primo ministro Thomas Tariba: «Sopravviverà».
VELENI
Fico lotta tra la vita e la morte, dopo che un uomo di 71 anni, Juraj Cintula, poeta e scrittore, gli ha sparato a pochi metri di distanza.
LA RICOSTRUZIONE
Sono le 16 quando sulla pagina Facebook di Robert Fico, primo ministro della Slovacchia, leader di un partito populista e nazionalista di sinistra, filo Putin, compare un drammatico messaggio scritto dallo staff: «Hanno ferito Robert Fico. Gli hanno sparato più volte ed è in pericolo di vita. Viene trasportato in elicottero a Banská Bystrica, perché ci vorrebbe troppo tempo per arrivare a Bratislava. Le prossime ore saranno decisive». Fico, 60 anni, è gravissimo dopo l’attentato avvenuto poco prima delle 15 in una città del centro della Slovacchia. Chi gli ha sparato cinque colpi, Juraj Cintula, è stato bloccato mentre la gente urlava «spera che ti diano l’ergastolo, altrimenti ti veniamo a cercare». Dai canali Telegram vicini a Mosca viene scritto che l’attentatore è un sostenitore dei partiti d’opposizione, il figlio contattato dai giornalisti si limita a dire «di certo non ha votato per Fico». La Slovacchia non riesce a restare unita neppure dopo l’attentato al primo ministro. I fedelissimi di colui che viene definito l’Orban slovacco (riferimento al presidente ungherese) corrono ad accusare progressisti e media per avere alimentato l’odio; gli esponenti dell’opposizione parlano di strumentalizzazioni.
Ma chi è l’attentatore? Una ex guardia giurata, un poeta, un attivista di un’associazione di scrittori, uno che si professava non violento e aveva registrato tre video su questo tema. Scrisse: «La violenza è spesso una reazione delle persone, come forma di espressione di semplice insoddisfazione per lo stato delle cose. Cerchiamo di essere insoddisfatti, ma non violenti!». Cintula otto anni fa, dopo avere subito una aggressione quando lavorava come guardia giurata in un centro commerciale, aveva fondato un movimento contro la violenza. Aveva anche pubblicato tre raccolte di poesie. Per il lavoro svolto prima della pensione, possiede legalmente un’arma. Torniamo a ieri pomeriggio. Cintula è nella piazza di Handlova, 165 chilometri a Est da Bratislava, la Capitale della Slovacchia. Si aggira dietro le transenne, insieme a poche decine di persone. Attende la fine della riunione del governo che si sta svolgendo in un centro culturale. Indossa dei jeans e una camicia azzurra. Quando esce il primo ministro, richiama la sua attenzione, gli urla di avvicinarsi come se volesse stringergli la mano: «Robo, vieni qui». Le guardie del corpo del premier non sono preoccupate, Fico si avvicina alle transenne, scambia qualche parola con alcuni cittadini, ma Cintula, appoggiato alla barriera tra un anziano con il cappellino e una signora con la borsetta, estrae la pistola. Si sentono distintamente cinque colpi prima che Cintula venga fermato. Fico è stato colpito almeno tre volte, a un braccio, allo stomaco e all’intestino. Le guardie del corpo lo trascinano via, tentano di tenerlo in piedi, lo spingono sull’auto blu, che corre veloce verso il più vicino centro medico. E da lì viene trasferito in elicottero in un ospedale più attrezzato.
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