Melilli ha una foto in alta definizione della situazione. «E' una crisi da cui è complicato uscire in modo positivo – dice – rilanciando l'attività amministrativa al servizio della città. Chi sbaglia? Non c'è mai una sola ragione. In politica però le fratture non sono mai insanabili». Ora la palla passa a Michelini: «Il sindaco eserciti la sua leadership – spiega Melilli – senza assumere ruoli di parte. Dev'essere sintesi della coalizione e mi pare che le sue recenti dichiarazioni vadano in questo senso. Ascolti i consiglieri che dissentono». E pare che un incontro sia già nell'aria.
Un via libera al confronto, dunque. Ci sono due Pd in aula, e non solo lì. «Insieme al partito si vedano e si chiariscano: non possiamo spaccare il Pd in maniera irreversibile. Elaborino un documento di programma - spiega - che parli alla città e sia base di un confronto chiaro e stringente con i civici. Sono certo che sia Calcagnini che Egidi, finora molto responsabili, potranno favorire il processo».
Resta il nodo di fondo: i 7 vogliono rompere, Serra in primis. «Ha dimostrato di avere un consenso significativo - fa Melilli - e dopo le primarie si è correttamente messo a disposizione. Ma il consenso gli dà grande responsabilità: al di là delle sue convinzioni, deve esperire tutti i tentativi possibili, prima di mettere la parola fine». Melilli manda un messaggio pure ai civici: «Dentro ci sono soggetti di diversa provenienza. Collaborano con noi, in Comune e in Provincia, interrompendo il governo della destra. Credo sappiano che il nostro governo debba essere in discontinuità con il passato e in sintonia con la Regione. Normale che in alcuni comuni possano esserci posizioni divergenti, e che il Pd, tutto il Pd, difenda i suoi amministratori».
Perché le alte sfere non si esprimono? «Ho chiesto a tutti responsabilità. Gli incontri non sono chiusi, decideremo insieme a Guerini. Al sindaco - ribadisce - l'ho detto, è bene che ascolti. Anche sui civici va ristabilita chiarezza. Insomma, a ognuno la propria parte o non se ne esce. Poi il segretario regionale – conclude – non ha poteri salvifici: il destino del Pd viterbese lo decidono i nostri dirigenti e i militanti di Viterbo».
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