Venduta in Nigeria, finisce in un centro migranti a Viterbo e fa scoprire un’organizzazione di trafficanti

Migranti
di Maria Letizia Riganelli
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Sabato 19 Novembre 2022, 05:10 - Ultimo aggiornamento: 23:59

Venduta in Nigeria, raccolta in acque internazionali dalla nave Frontex, finisce in un centro migranti di Viterbo e fa scoprire un’organizzazione internazionale di trafficanti di uomini. Si è conclusa con una richiesta di rinvio a giudizio per 6 uomini e una donna, accusati a vario titolo di riduzione in schiavitù, tratta di esseri uomini, sfruttamento della prostituzione ed estorsione l’indagine della Squadra Mobile di Viterbo e della Dda di Palermo.

Nei primi mesi del 2017 una ragazza di 23 anni, accolta nel centro migranti di Viterbo che in quel periodo era in via Emilio Bianchi, si confida con una mediatrice culturale. Alla donna racconta un anno difficile e sopratutto che da 4 mesi i suoi aguzzini non la lasciavano in pace. La storia della vittima inizia a settembre del 2016 quando con la promessa di un lavoro come parrucchiera si affida a un gruppo di trafficanti. E dalla Nigeria parte alla volta del Niger.

Dopo varie peripezie arriva in Libia e viene chiusa e privata della libertà in una connection house. Dopo giorni di privazioni e stenti viene imbarcata su un mezzo di fortuna. Pigiata tra centinaia di persone dopo giorni di mare grosso l’imbarcazione di fortuna viene soccorsa dalla nave umanitaria Frontex Reina Sofia. La 23enne salva per miracolo arriva così prima a Catania e poi a Palermo. Ma il viaggio per lei non è ancora finito. Gli uomini che l’hanno comprata in Nigeria riescono a farla trasferire in un appartamento, prima in Sicilia e poi a Torino.

E sotto la minaccia delle armi e della maledizione scaturita dai riti voodoo la costringono a prostituirsi ogni notte. L’arrivo a Viterbo è dei primi giorni del 2017.

La ragazza è stremata e non riesce a reggere il peso di quanto le sta accadendo. E trova nella mediatrice una confidente e un aiuto. La donna la porta in Questura e lei, assistita dall’avvocata Dominga Martines, racconta tutto. Anche i mesi di minacce vissuti proprio al centro di Viterbo. «Mi minacciano al telefono - racconta alla Squadra Mobile - vogliono 25mila euro per avermi portato in Italia. Mi costringevano a prostituirmi e ora che sono qui continuavano a volere i soldi. Sono andati anche dalla mia famiglia in Nigeria e li vogliono uccidere».

Le parole delle donna fanno aprire un’inchiesta lunga e meticolosa. E, grazie al coordinamento della Dda di Palermo, viene a galla un’organizzazione internazionale che durante gli ultimi anni avrebbe introdotto in Italia molti cittadini nigeriani per avviarli alla prostituzione e allo spaccio di stupefacenti. Con l’arrivo dei primi nomi sul registro degli indagati aumenta anche il numero del le vittime. I 7 trafficanti nigeriani, che non hanno mai messo piede nel Viterbese, erano collegati a autisti e organizzatori di connection house, su la cui identità sta ancora lavorando la direzione distrettuale antimafia siciliana. L’udienza preliminare è stata fissata per il 16 marzo.

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