Viterbo tra le peggiori province d'Italia: basso tasso di occupazione e alto di disoccupazione. La Cisl: «Cambiare subito rotta»

Viterbo tra le peggiori province d'Italia: basso tasso di occupazione e alto di disoccupazione. La Cisl: «Cambiare subito rotta»
di Federica Lupino
3 Minuti di Lettura
Sabato 8 Aprile 2023, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 9 Aprile, 18:32

Viterbo tra le province d’Italia a bassissima performance nel mercato del lavoro. Significa che un basso tasso di occupazione va a braccetto con un'elevata percentuale di disoccupati. I dati elaborati dall’Istat fotografano l’andamento tra il 2019 e il 2021, suddividendo il territorio italiano in sistemi locali del lavoro, ovvero aggregazioni di comuni, definite non sulla base dei i confini amministrativi bensì tenendo conto dei flussi di pendolarismo al loro interno. E il quadro che ne esce fa della Tuscia una delle zone più in difficoltà del centro Italia. “Siamo sempre più vicini al Mezzogiorno. Una fotografia che dovrebbe servire da monito per l’intera classe politica locale”, punta il dito il segretario della Cisl, Fortunato Mannino. 

La dinamica osservata dall’istituto di statistica tra il 2019 e il 2020 mostra una generalizzata diminuzione dell’occupazione (una variazione negativa in 608 sistemi locali su 610) mentre nel 2021 si registra una diffusa ripresa dell’occupazione (in 510 su 610) che, tuttavia, non è stata sufficiente a colmare le perdite dell’anno precedente. Nel 2021 solamente 42 sistemi locali (la maggior parte nel Mezzogiorno) sono ritornati ai livelli di occupazione pre-pandemia: 16 del Made in Italy (di cui 11 dell’agro-alimentare), tre della manifattura pesante, sei dell’Industria non manifatturiera e 17 senza specializzazione.

Cresce il divario territoriale. Nel mercato del lavoro italiano cambia, e di molto, il tasso di occupazione che caratterizza il Centro-Nord rispetto al Mezzogiorno: nel primo è occupato il 48,8% dei residenti con almeno 15 anni di età; nel Mezzogiorno la quota scende al 34,4%. Differenze molto marcate si osservano anche per il tasso di disoccupazione: nel Centro-Nord il 6,7% della forza lavoro è in cerca di occupazione contro il 16,4% del Mezzogiorno. Se nel 2020 il calo dell’occupazione non ha risparmiato alcun settore, l’aumento dell’occupazione nel 2021 ha interessato maggiormente i sistemi locali senza specializzazione (presenti per la quasi totalità nel Mezzogiorno) e quelli della manifattura pesante, in particolare i sistemi locali petrolchimici e farmaceutici e quelli specializzati nella produzione e lavorazioni di metalli.

Positiva anche la performance dei sistemi non manifatturieri a vocazione agricola e Made in Italy dell’agro-alimentare.

Per il tasso di disoccupazione, tutti i sistemi del Lazio rientrano nel gruppo con un livello tra il 14,2% e l’8,3; tranne Acquapendente e Montalto di Castro che se la cavano meglio. Se si guarda alle aree con basso tasso di occupazione e alto di disoccupazione, ovvero quelle con una situazione più critica, nel Centro ne rientrano 26, tra i quali si segnalano, anche considerando il grado di urbanizzazione, Massa in Toscana, Terni in Umbria, Ascoli Piceno e San Benedetto del Tronto nelle Marche nonché alcuni importanti centri del Lazio come appunto Viterbo, Latina, Civitavecchia e Frosinone.

“Occorre tornare a investire seriamente sulla formazione e sugli sbocchi professionali. Lo studio – sostiene Mannino – dimostra come gli unici settori a crescere sono quelli a bassa specializzazione. Pensare che nel distretto ceramico di Civita Castellana non riescono a trovare molte figure. Abbiamo scuole e una università di eccellenza. Ma le nostre migliori menti se stanno andando. Così non va, le nostre prospettive come territorio stanno peggiorando fortemente”. Il Pnrr una occasione? “Su carta lo è. Ma occorre fare attenzione – avverte il segretario della Cisl – perché i fondi vengano investiti in progetti capaci di creare lavoro di qualità e a lungo termine. Un’occasione del genere non si ripresenterà”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA