Fabrica, aggredisce l’amica del cuore con una mazza da baseball: a processo

Tribunale
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Venerdì 8 Ottobre 2021, 14:55

Aggredisce l’amica del cuore con una mazza da baseball, ventenne di Fabrica di Roma a processo per minacce e lesioni. Il 5 luglio del 2018 nella piazza principale del comune una 26enne tirò improvvisamente il freno a mano e scese dalla sua automobile armata di una mazza. E senza nemmeno pensarci si diresse in direzione di un’altra ragazza e la colpì in pieno viso.

La vittima era seduta in auto e fu colta totalmente di sorpresa. La donna, assistita nel processo dall’avvocato Tania Cesarini, poi tornò imprentando e minacciando verso la sua auto e se ne andò. La scena è stata ripresa dalle telecamere di videosorveglianza del Comune. «Quel giorno - ha raccontato in aula un testimone - stavo andando a comprare le sigarette e ho sentito voci di donne che urlavano. Ma non ho visto cosa è successo».

A spiegare la vicenda ci ha pensato ieri la mamma della vittima, parte civile assistita dall’avvocato Remigio Sicilia. «Mia figlia e l’imputata - ha affermato - erano molto amiche.

Stavano spesso insieme e io conoscevo sua madre. Quella mattina ho ricevuto prima una telefonata allarmata di mia figlia che mi diceva di stare attenta perché la sua amica voleva venire a casa a picchiarmi. Subito dopo ne ho ricevuto un’altra che mi diceva che era stata aggredita era tutta sporca di sangue e le traballavano i denti. Sinceramente non so cosa è successo, visto che fino alla sera prima erano al telefono insieme senza problemi».

La ragazza sconvolta dall’aggressione è stata prima portata dai carabinieri per sporgere denuncia e poi si è presentata al pronto soccorso. «Qui ci siamo dovuti chiudere dentro - ha detto ancora la mamma - perché sono arrivate anche l’imputato e la madre e continuavano a minacciarci e a insultarci pesantemente». Minacce che sarebbero arrivate anche telefonicamente. «Mia figlia da quel giorno è dovuta ricorrere a cure costose per sistemare i denti e non ha ancora terminato. Cure per 7-8mila euro». La sentenza il 10 marzo.

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