Violenza sulla donne, la consigliera Croci: «Ero incinta, il mio ex mi ha picchiata»

Violenza sulla donne, la consigliera Croci: «Ero incinta, il mio ex mi ha picchiata»
di Cesare Bonifazi
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Sabato 25 Novembre 2023, 05:20 - Ultimo aggiornamento: 18:48

«Sotto quel sacco potevo esserci io». L’immagine del corpo di Giulia Cecchettin, uccisa da Filippo Turetta prima di sbarazzarsi del suo cadavere, colpisce al cuore la consigliera comunale Alessandra Croci, eletta tra le fila della lista Viterbo2020. La storia della ragazza veneta ammazzata dall’ex, diventa anche la sua e riapre una ferita chiusa quasi vent’anni fa. Così, con un groppo in gola, prende fiato e chiede la parola durante l’assemblea cittadina per condividere la sua storia: «È arrivato il momento e lo voglio raccontare qui». Da lì un fiume in piena fatto di dolore, di sofferenza, di pregiudizi, di botte da parte dell’ex marito ma anche di riscatto. Violenze che ha voluto fossero pubbliche.

«Per anni non ne ho parlato quasi a nessuno ma sono stata anche io vittima, tanti anni fa - ripercorre Croci anche con il Messaggero - È arrivato il momento di raccontare la mia storia. Non cerco la popolarità e sono disposta a essere criticata: parlo perché voglio aiutare non solo le donne ma anche, e soprattutto, gli uomini».

Nel 2000 Croci era incinta. Sola in casa, il marito fuori a bere: «L’incubo è iniziato quando è tornato ubriaco: dormivo sul letto su un lato e ho sentito una grande botta dietro i reni, sono caduta e poi mi ha preso per i capelli. Sono risalita e ha ricominciato». Fu una notte da incubo, a cui ne seguirono altre ancora.

«Sono finita in ospedale – continua – nel reparto mi dissero: “dite tutte che cadete dalle scale”. Una volta ho avuto il coraggio di parlare tra le lacrime. Mi era bastato un gesto: un medico che mi prese la mano».

E la storia corre a ritroso, prima che tutto degenerasse in violenza: «Inizia tutto con uno schiaffo - dice - e un uomo che di colpisce una volta, lo farà di nuovo. Anche se tu all’inizio non ci vuoi credere e lui dice che non succederà più». 

Croci adesso ha il coraggio di parlarne, di rivivere quei momenti. Ma il viaggio verso questa consapevolezza è stato lungo e difficile: «Ho avuto anche il coraggio di denunciarlo. Ma ritirai poi la denuncia per salvaguardare mia figlia.

Quando lasciai mio marito, raccontai a una collega quello che era successo, lei mi disse che non si era mai accorta di nulla - e ammette - sono cattolica: una volta andai a confessarmi. Il parroco mi disse che non poteva darmi l’assoluzione ma soltanto benedirmi. Lì scattò qualcosa in me e capii che dovevo andare avanti. Portai quindi il mio matrimonio davanti al tribunale della Sacra Rota. Dopo molto tempo ottenni l’annullamento. Lì, chi mi era vicino parlò». 

Adesso quell’uomo non c’è più, lontano da lei, dalla sua vita, da Viterbo. Ma quell’esperienza l’ha portata ad essere una donna diversa e consapevole, capace di aiutare le altre donne: «Può succedere a tutte, anche a me che sono stata un’insegnante e ho due lauree. Eppure lui mi faceva sentire che ero un niente quando buttava in aria i piatti perché non gli piaceva la cena; che non ero una brava docente, una brava madre o una brava moglie».

Ma da quei momenti ha imparato a capire i segnali: «Un compagno che controlla dove sei, che legge il tuo cellulare, che ti accusa di tradimento non prova amore. Chiedo a tutti di fare attenzione a queste cose, come ho fatto io quando ero insegnante. Alle mie studentesse facevo capire che il fidanzato non può obbligarti a rimanere in casa e negarti di uscire con le amiche. Per nessun motivo. Anche stringere una mano può voler dire molto. Non dimenticherò mai quanto mi ha dato quel dottore, mi ha donato il coraggio di denunciare e dopo 14 anni, finalmente, avere il coraggio di lasciare mio marito».

Nessun pensiero adesso che il cuore è libero di questo peso: «Non odio gli uomini per quello che mi è successo: anche se adesso non ho un compagno, so che esiste la gentilezza e il rispetto. Anche se ho imparato che il lupo può vestirsi da agnello, come è successo con il mio ex marito, so che ci sono anche tanti che sanno cosa vuol dire rispettare una donna: uno di questi era mio padre. Sono sicura che se avessi avuto il coraggio di parlargli, lui mi avrebbe salvata. Ammiro gli uomini che, come lui, aveva il coraggio di una carezza». 

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