Violenza sessuale all’Accademia delle Belle Arti, al via il processo all’ex direttore Luigi Sepiacci

Il tribunale di Viterbo
di Maria Letizia Riganelli
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Mercoledì 17 Gennaio 2024, 05:20

Violenza sessuale all’Accademia delle Belle Arti, al via il processo all’ex direttore Luigi Sepiacci. Il noto avvocato è accusato di aver abusato dei suoi poteri per richiedere favori sessuali a una studentessa. Sepiacci, che dopo la denuncia della ragazza ha lasciato al direzione dell’Accademia di Viterbo è difeso dagli avvocati Domenico di Tullio e Domenico Gorziglia.

Ieri mattina prima udienza davanti al collegio del Tribunale di Viterbo, assente l’imputato che ha scelto di non partecipare. Parte civile nel procedimento la giovane vittima e l’associazione Ponte Donne, assistite dall’avvocato Dominga Martines. I fatti risalgono a un anno fa, quando una giovane studentessa si presenta dalle forze dell’ordine per denunciare il direttore dell’Accademia di Belle Arti Lorenzo da Viterbo. La ragazza, che avrebbe dovuto laurearsi di lì a poco, racconta che sarebbe avvenuto nell’ufficio del direttore.

La studentessa sarebbe stata convocata da Sepiacci per un problema relativo all’ultimo esame del corso, che le avrebbe impedito il conseguimento della laurea. «L’imputato - si legge nelle carte dell’inchiesta - le disse che era disposto ad aiutarla per risolvere la questione ma bisognava trovare un modo per “convincerlo”, ribandendo che il materiale, portato dalla studentessa per l’esame, non era sufficiente e che per non rimandare la laurea bisognava trovare una soluzione». Un giro di parole che significavano semplicemente che voleva un rapporto sessuale.

E visto che la ragazza inizialmente non aveva compreso, l’ex direttore dell’Accademia «con un’azione improvvisa - scrive la Procura nel capo d’imputazione - le avrebbe preso la mano e portata sui genitali continuando a dirle che era necessario che lo aiutasse a trovare una soluzione».

La studentessa, che sarebbe stata costretta a subire atti sessuali, uscita dalla porta della presidenza ha deciso che quella storia non poteva restare tra quelle quattro mura. Così ha raccontato tutto agli inquirenti che per l’imputato chiesero anche la misura degli arresti domiciliari. Il gip Giacomo Autizi non ritenendo che ci fossero i presupposti ha rigettato la richiesta.

Dopo la denuncia della vittima l’associazione Ponte donna aveva lanciato un appello alle altre studentesse dell’Accademia di belle arti invitandole ad “alzare la voce” e se fosse necessario, a rivolgersi al centro antiviolenza Penelope: «Ci piacerebbe che le studentesse non tacciano più, che alzino la loro voce che parlino, solo così possiamo cambiare questa cultura. Serve un cambiamento ora, non vogliamo più attendere, serve subito. Stiamo seguendo una studentessa che è stata molestata, pensiamo che non sia la sola ad aver subito all’interno dell’istituto scolastico Accademia di Belle Arti di Viterbo le stesse molestie». I primi testimoni saranno ascoltati il 19 novembre.

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