Un crowdfunding per produrre il suo nuovo disco: l'iniziativa di Michele Villetti, domenica sera al Blitz

Michele Villetti
di Federica Lupino
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Sabato 25 Novembre 2017, 23:59 - Ultimo aggiornamento: 5 Dicembre, 12:09
Domenica sera, al Blitz di via della Sapienza a Viterbo, una jam session senza limite di persone e di genere musicale. "Un incontro tra amici, colleghi e musicisti con i quali condividere questo mio nuovo progetto, e perché no, per sostenermi nella raccolta fondi", spiega Michele Villetti, ideatore della serata insieme a Maurizio Ferri, proprietario del locale. Musica e crowdfunding, insomma, per aiutare questo musicista viterbese a produrre il suo nuovo disco. 

Qual è la principale difficoltà nel produrre musica a Viterbo?
«L'assenza di posti per fare musica. Abbiamo un teatro incompleto aperto dopo 11 anni di silenzio e altri 9 teatri chiusi in giro per la città. Gli unic locali dove si può fare musica sono gli eroici Blitz e Due Righe che nonostante le varie problematiche riscontrate negli anni hanno sempre coraggiosamente portato avanti la musica di qualità, ed il nuovo arrivato Cantieri del signorino. La difficoltà sta quindi in una città che offre troppo poco ai giovani».

Ha lanciato un crowdfunding per produrre il tuo nuovo disco. Ha già ricevuto "donazioni"?
«Sì,per fortuna le persone che mi seguono sono tante e siamo già a metà dell'opera».

Quanto costa produrre un disco?
«Produrre un disco costa all'incirca 8-9 mila euro, ovviamente crisi discografica premettendo, altrimenti per una produzione seria e valida dai 20000 in su».

Il suo nuovo disco ha già un titolo? E qual è la sua caratteristica distintiva?
«Si chiamerà "the genius back to the earth". È un concept album che verte sulla mia bellissima esperienza di vita che ho avuto con quattro volpi selvatiche lo scorso 2015. Martedì saro ospite a Geo e Geo su Rai Tre e ne parlerò nei dettagli».

A Viterbo secondo lei c'è cultura musicale? Ed è facile trovare spazi in cui esibirsi dal vivo?
«La cultura musicale c'è ed è anche di estrema qualità, ma tutti gli artisti migrano fuori. La sofferenza più grave per chi ama questo paradiso di posto».


 
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