«No al deposito nazionale di rifiuti radioattivi nella Tuscia». Enti, amministratori, ambientalisti e semplici cittadini si riuniranno stasera al teatro “Lea Padovani” di Montalto di Castro per l’assemblea pubblica organizzata dalla sezione locale di Italia Nostra. Un evento in collaborazione con il comitato Montalto Futura, la Provincia di Viterbo e i Comuni di Canino e Montalto di Castro, i comitati di quartiere, le associazioni di categoria e le cooperative del Viterbese.
LE RAGIONI
Una vera e propria chiamata alle armi, in senso metaforico. Il fatto che ci sia stata una candidatura volontaria per il deposito nazionale, non scongiura il pericolo di dover ospitare i rifiuti radioattivi nella nostra provincia: «Nel caso in cui il comune di Trino Vercellese non sia dichiarato idoneo, sarà essenziale che i sindaci della Tuscia affermino il loro intento di salvaguardare il territorio», affermano da Italia Nostra.
GLI INTERVENTI
Un intento che gli amministratori hanno già ribadito nelle settimane scorse sia al consiglio provinciale che nel consiglio comunale aperto a Viterbo. Per questo sono attesi i rappresentanti di Montalto di Castro e Canino, il presidente della Provincia, la presidente di Italia nostra, il presidente del Comitato per la salvaguardia del territorio di Corchiano e della Tuscia Rodolfo Ridolfi, l’avvocato cassazionista del Foro di Roma Francesco Rosi e il chirurgo oncologo Angelo Di Giorgio.
LA STORIA
Il 5 gennaio 2021 è stata pubblicata la proposta di Cnapi, Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee a ospitare il deposito nazionale e il parco tecnologico.
IPOTESI PIEMONTE
La candidatura di Trino Vercellese non risolve il problema, perché se la cittadina piemontese fosse considerato non idoneo, dopo 60 giorni si rivaluterà la Cnai e le nuove soluzioni proposte dalla legge in discussione. «Potrebbero decidere di spacchettare i 150 ettari previsti per il deposito nazionale, per avere meno impatto sui fragili territori – concludono da Italia Nostra - Basti pensare che lo spazio dell’area prevista per i rifiuti radioattivi è di soli 20 ettari. Se questo avverrà, saranno interessate più aree e forse più regioni. Dobbiamo quindi tenere alta l’attenzione perché non è finita la preoccupazione che la Tuscia possa essere un sito di questi».