Telecamere di sorveglianza e metodi da "narcos sudamericani", così la big family eludeva i controlli

Telecamere di sorveglianza e metodi da "narcos sudamericani", così la big family eludeva i controlli
di Maria Letizia Riganelli
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Giovedì 3 Agosto 2023, 05:20 - Ultimo aggiornamento: 19:10

Telecamere di sorveglianza per evitare ospiti sgraditi. E metodi da “narcos sudamericani”. Così i membri della “big family” tentavano di eludere i controlli delle forze dell’ordine e evitavano sorprese. L’operazione dei carabinieri del Nucleo investigativo che ha iscritto 11 persone sul registro degli indagati con l’accusa di spaccio non è stata semplice. Fin dall’inizio, ottobre 2022, gli investigatori hanno avuto a che fare con uomini e donne che si erano organizzati in maniera meticolosa e scrupolosa.

«Il luogo dove spacciavano e confezionavano la droga, sapientemente prescelto dalla famiglia per le caratteristiche topografiche del terreno ed ambientali, era - spiegano i carabinieri - addirittura sorvegliato da un articolato impianto di videosorveglianza grazie al quale, come è stato possibile accertare durante la fase delle indagini, i presunti spacciatori di origine marocchina avevano il controllo totale del perimetro e dell’unica via d’accesso, condizione che ha reso non poco difficile l’attività d’indagine». A finire sul registro degli indagati, per sei anche con applicazione di misure cautelari restrittive della libertà personale, sono state due famiglie i cui componenti sono per la maggior parte di origine marocchina.

A finire per prima sotto la lente della magistratura è stata una coppia residente a Vitorchiano, lei italiana e lui marocchina.

Probabilmente la connessione con l’altra famiglia marocchina che aveva un ruolo determinante nella preparazione e nello spaccio di cocaina tra le campagne di Soriano nel Cimino.

L’esperienza nel settore dello spaccio da parte sarebbe emersa dalle modalità adottate nell’approvvigionamento e nella conservazione dello stupefacente. «Le serrate indagini, infatti, hanno consentito - spiegano ancora i militari dell’Arma - di rintracciare un ulteriore gradino organizzativo che garantiva la fornitura dei carichi di droga da destinare allo spaccio al dettaglio ed al rifornimento degli spacciatori ai vari livelli, a cominciare dalla coppia vitorchianese».

Un canale di approvvigionamento proveniente dalla provincia di Brescia, infatti, assicurava rifornimenti periodici. La droga veniva poi rapidamente sezionata in porzioni più piccole e nascosta nelle campagne circostanto. «Oltre alla droga - concludono -, i terreni limitrofi fungevano da nascondiglio anche per gli ingenti capitali in denaro contante con un vero e proprio metodo da “narcos sudamericani”, nascondevano sotto terra». Gli indagati con misura cautelare nei prossimi giorni compariranno davanti al gip per l’interrogatorio di garanzia.

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